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Fuga da Aleppo, perché quando i buoni vincono c’è sempre chi chiama il time out?

by Mattia Pase
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Nazioni Unite battaglia di AleppoDamasco,10 ago – Le Nazioni Unite, a seguito dei recenti sviluppi bellici nella città di Aleppo, hanno lanciato un allarme per la sorte di due milioni di civili che rischiano di essere intrappolati dalla battaglia che si svolge per le strade della più popolosa città siriana.
Dopo la liberazione della zona di Castello Road da parte delle forze di sicurezza Siriane, i terroristi del Free Syrian Army e delle brigate islamiste legate ad Al Nusra (rinominata nelle scorse settimana “Fronte per la Conquista del Levante” per mascherare i suoi legami con Al Qaeda) sono in piena crisi avendo perso l’ultima arteria che univa i quartieri di Aleppo Est  alla provincia di Idlib da cui proviene il grosso dei rinforzi delle formazioni islamiste. La successiva controffensiva disperata (600 morti) dei ribelli jihadisti, che ha aperto un varco nel quartiere di Ramouseh e rotto parzialmente l’assedio ha messo a rischio il resto della città ed ha creato una grave carenza di acqua, cibo ed energia elettrica in tutta Aleppo.

Questa mattina le truppe siriane, con gli alleati della coalizione anti terrorismo, i palestinesi delle brigate Al Quods, i veterani Hezbollah della brigata Rezwan, gli esperti iraniani e l’appoggio russo, hanno bonificato parete della stretta breccia aperta dai terroristi e stanno procedendo alla messa in sicurezza dell’intera zona provando a chiudere la falla che viene usata dai jiahdisti come accesso di armi e munizioni. Una situazione fluida che vede tragicamente i cittadini di Aleppo ostaggio dei terroristi che non hanno esitato, ora come in passato, a bombardare i quartieri residenziali o ad usare la popolazione come scudi umani.
Anche l’ONU conferma, smentendo la vulgata buonista e un po americana della “città ribelle accerchiata dalle forze del Regime”, la città è per la sua stragrande maggioranza nelle mani del governo siriano, visto che la parte est, occupata dai ribelli, conta meno di 300.000 civili su un totale di due milioni. Ma proprio questi oggi sono a rischio.veterani hezbollah

Le Nazioni Unite avevano chiesto alle parti di accordarsi per un cessate il fuoco di almeno 48 ore, per portare nella città degli approvvigionamenti di cibo acqua e medicinali, per alleviare le sofferenze della popolazione. Richiesta alquanto strana visto che in realtà, appena era stato completata la liberazione dei quartieri orientali, il governo siriano si era immediatamente preoccupato di  istituire dei corridoi umanitari ed aveva inviato beni di prima necessità nella città, convogli che però erano stati “requisiti” dagli stessi ribelli che avevano impedito alla popolazione di mettersi in salvo. Ora però che la situazione sembra volgere al peggio per i “ribelli moderati” intrappolati nel centro città le grandi organizzazioni internazionali chiamano il Time out come fosse una partita della NBA americana. L’accordo raggiunto poche ore fa con i comandi russi prevede tre ore di “pausa” al giorno per i feriti e per la popolazione che cosi potrà ricevere gli aiuti inviati da Damasco e l’acqua potrà essere razionata e distribuita con sicurezza, ed è sicuramente una buona notizia che però lascia spazio a molti interrogativi.

2016-08-11 at 14.00.39Di sicuro la battaglia per la Siria si gioca ad Aleppo e li l’emergenza umanitaria sembra essere sul punto d’esplodere, ma perchè se una città circondata dall’esercito dello stato siriano che imprigiona i terroristi diventa un caso umanitario una città dove succede l’esatto contrario non viene neanche menzionata nei rapporti delle grandi organizzazioni benefiche? A Deir ez Zor da quattro o cinque anni i cittadini della città sono totalmente accerchiati dalle milizie islamiste dell’Isis, l’offensiva del califfato ha investito a pieno la regione e la città non è caduta solo grazie alla resistenza eroica di un contingente della guardia repubblicana che da solo e con pochissimi rifornimenti paracadutati dal cielo regge l’urto e difende la popolazione dalle scimitarre dei tagliagole. Però qua l’emergenza umanitaria non c’è. “L’Onu se ne frega” come cantava anni fa una romantica canzone mercenaria, tutti se ne fregano, perchè se a morire sono i paladini della democrazia in salsa Dem tanto cari alla coppia Clinton-Obama allora si crea il caso, se invece a morire sono i ventenni siriani che fanno letteralmente da scudo con il loro sacrificio all’avanzata della barbarie islamista allora tutto tace.

Non vale la pena salvare un uomo a cui un domani dovranno chiedere scusa.

Alberto Palladino

Mattia Pase

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1 commento

Luca 10 Agosto 2016 - 2:26

Quando gli butta male tirano fuori la tregua. A parte il fatto che 1,5 mil. di persone sono sotto la parte governativa, rimangono ostaggi solo 150.000 persone, gonfiano i n° a dimostrazione che ONU è propietà dell’ USA regime.

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