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Scontri a Bruxelles per il Global Compact. E il Papa lo benedice

by Lorenzo Zuppini
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Bruxelles, 17 dic – Scontri a Bruxelles contro il Global Compact. Erano circa 5mila le persone che sono scese in piazza ieri per aderire alla “Marcia contro Marrakech”. La polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, per mettere a tacere quanti chiedevano priorità per “il nostro popolo”, ritenendo profondamente sbagliato il patto Onu sull’immigrazione. Sono 90 le persone arrestate.
Una manifestazione organizzata da gruppi fiamminghi identitari, che in primo tempo era stata vietata dal governo, ma alla quale successivamente il Consiglio di Stato belga aveva dato il via libera. Quanti sono scesi in piazza hanno chiesto anche la tutela e il ripristino delle frontiere e soprattutto hanno chiesto le dimissioni del primo ministro belga Charles Michel, dato che la firma del Global Compact aveva già aperto una crisi di governo nel Paese. Una parte dei manifestanti, circa 2/300 a volto coperto, ha lanciato oggetti contro la polizia e hanno tentato di entrare nel palazzo che ospita la Commissione dell’Unione europea a Bruxelles. Parallelamente un’altra manifestazione, alla quale ha aderito un migliaio di persone, è stata organizzata dai gruppi di sinistra per marciare contro il razzismo. 
Nel frattempo, a Roma, Papa Francesco all’Angelus ha salutato con favore l’approvazione del provvedimento, che è stato siglato nei giorni scorsi a Marrakech. Secondo il Papa il Global Compact stabilisce responsabilità comuni e principi di cooperazione su una delle principali emergenze globali. “La settimana scorsa è stato approvato a Marrakech, in Marocco, il Patto Mondiale per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare, che intende essere un quadro di riferimento per tutta la comunità internazionale“, dice parlando ai 25 mila fedeli riuniti in Piazza San Pietro auspicando che con il Global Compact la comunità internazionale “possa operare con responsabilità, solidarietà e compassione nei confronti di chi, per motivi diversi, ha lasciato il proprio Paese”.
Anna Pedri

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