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I censimenti rom esistono già, anche nella "rossa" Emilia-Romagna

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 19 giu – Censimento rom non si può dire. Rapporto sulla popolazione sinti e rom invece sì. Basta mettersi d’accordo e così la piantiamo con questa inutile polemica che permette ai soliti sinistri di gridare alla barbarie, alle tenebre nazi-fasciste e compagnia cantante (“Bella Ciao”, ovviamente). Certo, il ministro dell’Interno Salvini è stato attaccato perché ha fatto riferimento a quando il ministro Maroni, tra il 2009 e il 2011, ha effettuato una schedatura su base etnica, non consentita dalla legge italiana. Ma un censimento non è un reato.
Infatti nella “rossa” Emilia-Romagna il rapporto sulla popolazione sinti e rom a cadenza triennale (un censimento, quindi) è più che legittimo. Nello specifico, nel documento del 2012 si legge che “l’analisi ha esaminato le aree di sosta e transito comprendendo anche le aree pubbliche e quelle private (di proprietà dei sinti e dei rom o di altri soggetti)”. Risultato: “Complessivamente quindi vivono in Emilia Romagna 2.745 persone in 129 campi e aree”. Altro dato riportato, rom e sinti “sono quasi tutti italiani, solo il 4,1% è straniero. Le nazionalità prevalenti sono la Bosnia Erzegovina, la Macedonia, i paesi dell’ex Jugoslavia e il Marocco”. Paesi d’origine indicati, quindi, senza alcun rischio di beccarsi l’accusa di censimento etnico.
Ancora, nel luglio del 2012 l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino (allora era sindaco Pisapia, ma Majorino è stato confermato anche da Marino) firmò insieme a Marco Granelli un rapporto dal titolo “Sinti, Rom e Camminanti. Un progetto per includere le famiglie e i bambini e contrastare irregolarità e illegalità”. Anche in questo caso, si tratta di un vero e proprio censimento.

Ma non finisce qui, l’Associazione Nazione Rom ci tiene a ricordare che esiste già un dossier su base nazionale, “elaborato dall’Istat nel 2017“, e che è stato “prontamente consegnato al ministro Salvini e sulla email del Gabinetto del Ministro dell’Interno”.
In questo rapporto risulta che sono tra 120 e 180 mila i residenti di origine rom e sinti in Italia, 26 mila dei quali vivono in baraccopoli formali (insediamenti gestiti dalle amministrazioni locali) e informali (“campi abusivi”) o nei centri di raccolta monoetnici. Ecco, anche in questo caso le parole come vedete sono importanti: le baraccopoli informali sono i campi abusivi e i centri di raccolta monoetnici sono i campi dove altre etnie non sono gradite dai residenti.
I dati arrivano dall’aggueritissima onlus Associazione 21 luglio, che rivendica pari diritti per i rom (salvo poi contemplare il dovere di pagare le tasse, per esempio). Ebbene, le baraccopoli formali sono 148, distribuite in 87 comuni di 16 regioni da Nord a Sud, per un totale di circa 16.400 abitanti, mentre 9.600 è il numero di presenze stimato all’interno di insediamenti informali. Dei rom e sinti residenti nelle baraccopoli formali si stima che il 43% abbia la cittadinanza italiana mentre sono 9.600 i rom originari dell’ex Jugoslavia di cui circa il 30% – pari a tremila – dovrebbero essere apolidi.
Nelle baraccopoli informali e nei micro insediamenti – che possiamo affermare senza tema di smentita che sono i campi abusivi – vivono nell’86% dei casi cittadini di origine romena.
Un ultimo dato: Roma ha il preoccupante record di insediamenti presenti, 17 in totale, di cui sei formali e 11 cosiddetti “tollerati”, ossia abusivi.
Ora, Salvini, più che mettersi alla guida della ruspa-cavallo di battaglia elettorale, vuole semplicemente fare un po’ di ordine tra questi numeri. Magari cercando di capire chi risiede in Italia illegalmente – al netto degli apolidi, che non si possono espellere – oppure cercando di far punire come tutti i cittadini italiani chi delinque, chi non manda i figli alla scuola dell’obbligo, chi non è in regola con il fisco e via elencando. Per individuare chi, tra rom e sinti, non riga dritto è necessario sapere innanzitutto quanti nomadi ormai sono stanziali in Italia e se il campo dove vivono è abusivo o meno. Perché il campo abusivo è sinonimo di scarsa sicurezza, quanto meno.
Insomma, al di là delle parole utilizzate, il succo non cambia: la questione campi abusivi e nomadi irregolari va affrontata. E per iniziare si deve fare un censimento su base nazionale che integri quelli già esistenti. Così le stime magari saranno meno approssimative e magari – chissà – calerà anche il numero dei nomadi apolidi che a quel punto, se per caso dovessero essere dei delinquenti, si potrebbero anche rimpatriare.
Adolfo Spezzaferro

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3 comments

Cesare 19 Giugno 2018 - 12:44

Il PD è sconvolto dal non avere piu’ il potere di affamare gli italiani in nome dei banchieri stranieri e ha la faccia tosta di fare la morale, dopo che decine di imprenditori si sono suicidati per le sue politiche classiste a favore della dittatura finanziaria straniera

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"Fare il censimento dei fascisti". Orfini ha nostalgia degli anni '70 19 Giugno 2018 - 1:56

[…] I censimenti rom esistono già, anche nella “rossa” Emilia-Romagna […]

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