Certi traguardi sono importanti e a volte lo sono ancora di più per il modo in cui vengono raggiunti. Un esempio, lo scudetto dell’Inter, il ventesimo, vinto in un’occasione speciale e sentita come quella del derby. A parlarne in una intervista, Andrea Ranocchia, ex capitano dell’Inter, oggi opinionista e podcaster, ancora legatissimo al club dei nerazzurri. Nella lunga chiacchierata, pubblicata su sitiscommesse.com, Ranocchia esprime tutto il suo entusiasmo per il campionato 2023/24 e per l’epilogo che ha portato la seconda stellina sulla maglia dell’Internazionale. Sullo scudetto dichiara: “l’importante era vincere, però vincere nel derby è ancora più speciale”.
L’ex difensore si è detto fiducioso nelle potenzialità dell’Inter sin dalle prime fasi del campionato, dunque per lui conquistare lo scudetto non è stata una sorpresa. A determinare questa convinzione la rosa dei nerazzurri, lunga e davvero competitiva, la più forte del calcio italiano. Ranocchia sottolinea la presenza di giocatori talentuosi in ogni ruolo, talmente tanti da imporre anche l’imbarazzo della scelta all’allenatore Simone Inzaghi.
Al tempo stesso, la superiorità dimostrata in campionato, non ha dato i medesimi risultati nel percorso della Champions League, caratterizzato da alti e bassi: “In Champions è dentro fuori soprattutto quando passi il girone… è sempre deciso dagli episodi, dallo stato di forma”. Il rammarico per gli esiti della Champions, lascia spazio alla fiducia nel futuro: l’Inter, per Ranocchia ha tutti i numeri per continuare a vincere in Italia e in Europa.
L’importanza degli allenatori nel calcio odierno
Il calcio di oggi non è paragonabile a quello del passato e un ruolo sempre più centrale e determinante è quello dell’allenatore. Oggi rispetto a ieri, questa figura è molto più cruciale e svolge un lavoro più complesso. Ed è per questo che Ranocchia riconosce molti meriti a Simone Inzaghi, per il lavoro fatto negli ultimi tre anni. “Inzaghi è stato intelligentissimo a capire il livello della squadra, perché la squadra è una squadra forte e lui ha capito come doveva gestire i giocatori” afferma.
Ogni partita è diversa dalla precedente, cambia l’avversario, ed è proprio in base ad esso che bisogna prepararsi tatticamente. Con queste parole l’ex interista elogia l’approccio meticoloso del C.T. dell’Inter, che non lascia niente al caso. Tra le doti di Inzaghi menziona anche quella dell’empatia, che permette di avere a che fare in maniera positiva con tante personalità diverse: “Lo si è visto anche nei vari festeggiamenti, nei vari meme che vengono fuori in internet… Inzaghi è sempre apprezzato dai giocatori e questo è importante”.
Una sintonia tra allenatore e squadra che si rende evidente nei risultati sul campo. Il che conferma come il calcio moderno sia un mix tra tecnologia, conoscenza tecnica e dinamiche personali. Alla domanda su quali siano i tecnici con cui avrebbe voluto lavorare, Ranocchia fa tre nomi: Pep Guardiola, Roberto De Zerbi e Xabi Alonso. Il primo appare abbastanza scontato, anche perché è considerato uno dei migliori al mondo, in grado di trasformare ogni squadra in una macchina da guerra. Tra i punti forti del coach spagnolo c’è il fatto che riesce ad avere un impatto nella mentalità dei giocatori.
Il secondo nome, quello di de Zerbi, Ranocchia lo spiega con le sue idee innovative sul possesso palla e per lo stile di gioco coinvolgente e dinamico. Per quanto riguarda Xabi Alonso, attualmente alla guida del Bayer Leverkusen, Ranocchia dichiara: “Ha fatto un campionato incredibile. È nuovo nel panorama mondiale degli allenatori però, nei prossimi anni, credo riuscirà a fare una grande carriera”.
Dagli esordi alla nazionale
Andrea Ranocchia ha lasciato il calcio a soli 34 anni, in seguito a un infortunio e alla mancanza di motivazione. L’ultimo anno di gioco nelle file del Monza e poi la decisione. Oggi conduce il podcast Frog Talk, appare spesso in programmi tv come commentatore, ed è anche un giovane imprenditore nel settore turistico in Umbria.
Ricorda i suoi primi passi all’Inter nel 2011, quando si trovò improvvisamente in uno spogliatoio di campioni, dal quale fu accolto benissimo: “Non c’è stato un giocatore che mi abbia messo in difficoltà. Ti dico Stankovic, Materazzi, Chivu, Thiago Motta sono questi giocatori che mi hanno aiutato un po’ a capire che cosa era l’Inter, che cosa voleva dire giocare l’Inter.” Nel corso della sua carriera ha avuto modo anche di giocare con la maglia della nazionale, nell’Under-20, nell’under-21 e nella nazionale maggiore.
In merito a questa dichiara avere aspettative alte per quanto riguarda la squadra di Spalletti: “È una squadra che ha qualità e ha giovani giocatori di esperienza. Poi c’è da dire che c’è un blocco di giocatori che fanno parte dell’Inter, Dimarco, Barella, Bastoni, Acerbi…” dichiara soddisfatto. Tuttavia ammette che si tratta di un cammino complicato, data la presenza di squadre forti come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna. L’Italia si trova con un nuovo allenatore e una rosa rinnovata, le incognite sono molte ma, chiosa su Spalletti: “Un allenatore che per la nazionale è perfetto quindi sicuramente se la possono giocare”.