Home » Campi rom: così l’ideologia multiculturalista ha creato e ingigantito il problema

Campi rom: così l’ideologia multiculturalista ha creato e ingigantito il problema

by Lorenzo Zuppini
1 commento
campi rom

Roma, 30 nov – La tremenda notizia della neonata di cinque mesi trovata morta in uno dei campi rom della capitale fa riemergere prepotentemente una delle questioni più drammatiche e irrisolte, ossia i problemi di ordine pubblico e sicurezza derivanti dalla presenza di questi siti nelle nostre città. Di converso, anche le condizioni inaccettabili cui sono obbligati a vivere i figli di questi soggetti che non accennano minimamente a voler scendere a compromessi.

Campi rom: un problema mai affrontato

La bambina è stata trovata in condizioni di forte denutrizione, segno intangibile che le cure che le prestavano i suoi genitori, o forse l’intera comunità di quel campo, sono risultate quantomeno inefficaci per la sua sopravvivenza. E se ci troviamo a discutere della possibilità di una neonata di sopravvivere coi propri genitori, è evidente che il problema sia enorme e che sia stato lasciato ingigantirsi negli anni.

La prassi dei bambini rom, difatti, è che quantomeno non partecipino alla vita sociale a cui invece partecipano tutti gli altri loro coetanei. Andare a scuola, ad esempio, e dunque avviarsi sulla strada della formazione anche professionale che dovrebbe evitare l’esposizione al mondo della malavita e dei reati visti come mezzo per vivere. La popolazione che vive nei campi rom è una minoranza rispetto al totale, e, sebbene si tratti di numeri esigui, la loro condotta è tale da creare disagi e paura di ogni città d’Italia. Non esiste un quartiere di una qualsiasi città che non sia drasticamente peggiorato dopo la creazione di un campo nomadi al suo interno. E, come accadde a Lambrate a Milano, ogni quartiere che poi si è liberato di un campo rom è praticamente risorto. Quotidianamente, il numero di reati è andato calando, e con essi è migliorata drasticamente la qualità della vita di quella porzione di città.

Ad agosto 2018 andammo nel campo rom di Pistoia, la città in cui il priore Biancalani canta Bella ciao a fine messa, e, dopo non essere riusciti ad entrare a causa delle minacce ricevute, abbiamo potuto filmare la condizione devastante creata da quella comunità rom. Che è quella tipica di ogni campo nomadi: una discarica a cielo aperto (all’inizio del filmato si vede una donna con una bambina in braccio intenta a rovistare in un cassonetto) dove viene gettato ogni tipo di rifiuto, e dove i roghi tossici fanno da colonna sonora alle famiglie che lì bivaccano. Il signore con cui parlammo, che si identificò come capo del campo, ci disse chiaramente che a loro non interessa vivere civilmente in delle abitazioni in cui dovrebbero rispettare le norme igieniche, poiché la loro vita e il loro lavoro esige quel tipo di sistemazione. Ma se i campi rom vennero creati come sosta temporanea di persone di passaggio, oggi sono divenuti stabili succursali dell’inferno dove una neonata può morire per denutrizione.

I rom “giustificati” in nome del multiculturalismo

Dunque un rom, se tale, non può immergersi nel tessuto sociale delle nostre città, poiché ne andrebbe della sua stessa identità. Ove lo facesse – e ve ne sono che lo fanno – risulterebbe rom solo sulla carta, solo per definizione, poiché nella prassi avrebbe abbandonato lo stile di vita tipico che consiste nel vivere ai margini della società campando di espedienti. Tutto ciò accade, ed è permesso, perché nel nome del falso concetto di multiculturalismo e in ossequio al politicamente corretto non è possibile definire inaccettabili lo stile vita, le tradizioni e le usanze di un determinato popolo. La signora Boldrini, quando era presidente della Camera e si divertiva a prendere iniziative stupide, più volte auspicava l’integrazione delle comunità rom e tacciava di razzismo chiunque proponesse una lettura della realtà come la nostra. Storia nota, ed è per questo che il disordine ha la possibilità di prosperare.

La narrazione posticcia di un’Italia fanatica che odia il diverso e impedisce ai rom di integrarsi cozza con una realtà che racconta l’opposto. Se fossimo davvero come ci definisce questo romanzo d’appendice, assisteremmo quotidianamente ad attacchi violenti contro i rom e i loro campi, dati i grattacapi che si premurano di fornirci. Al contrario, ciò non accade ed è il loro vicino di casa a doversi sorbire le angherie di cui non si accorge solo chi vive comodamente blindato nelle Ztl da cui, senza aver mai visto le discariche dei rom, pontifica sullo stile di vita eco friendly.

Lorenzo Zuppini

You may also like

1 commento

Luca 30 Novembre 2019 - 9:26

È inutile nascondersi dietro a un dito se gli vuoi togliere dai campi nomadi gli devi regalare un appartamento e questo fa inviperire giustamente gli italiani e non che hanno sudato e Sputato sangue per guadagnarsi la casa. Bisogna tutti dirsi la verità e prendere una decisione se vuoi far sparire queste fogne a cielo aperto questa gente la devi ficcare in qualche casa e quindi in un modo o in un altro bisogna tipo turarsi il naso di sicuro da soli non spariscono

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati