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Carcere fino a cinque anni per chi è positivo ed esce di casa

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 25 mar – Viene punito col carcere da uno a cinque anni chi è in quarantena perché positivo al coronavirus ed esce intenzionalmente di casa, violando così il divieto assoluto di lasciare la propria abitazione. Si incorre infatti in un reato contro la salute pubblica, provocando il diffondersi dell’epidemia. Lo prevede il nuovo decreto che inasprisce le sanzioni per chi non rispetta le restrizioni anti contagio. Inoltre, come anticipato ieri dal premier Giuseppe Conte in una diretta video (sempre su Facebook) al termine del Cdm, i cittadini che non rispetteranno le restrizioni sugli spostamenti rischiano una sanzione amministrativa da 400 a 3.000 euro. Ma potranno anche essere denunciati per la violazione dell’articolo 650 del codice penale oppure per falso se hanno dichiarato di avere un motivo valido nel modulo di autocertificazione e invece risulta che non è vero. Il provvedimento inoltre stabilisce che “se il mancato rispetto dei divieti consegue all’utilizzo di un veicolo le sanzioni sono aumentate fino a un terzo“. Cassata però – almeno per adesso – la confisca del mezzo, prevista in bozza. Per i commercianti che non rispettano la serrata è invece prevista la sanzione amministrativa della “chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni”.

Regioni e Comuni possono inasprire le restrizioni 

Altra novità importante – che recepisce le richieste dei governatori che come quello lombardo o quello campano chiedono un ulteriore giro di vite per chi viola le restrizioni – le Regioni “in caso di situazioni sopravvenute di aggravamento o di attenuazione del rischio sanitario” possono adottare misure diverse da quelle nazionali “per sette giorni e, entro 24 ore, devono chiedere al premier la conferma con un decreto e se questo non arriva perdono efficacia”. La stessa procedura vale per i Comuni che devono però comunicare l’adozione del provvedimento della durata di sette giorni alla Regione che, “negli stessi sette giorni, può confermarne l’efficacia per trenta giorni”. Un iter che mira a “omogeneizzare le misure” lasciando però facoltà di intervenire nelle situazioni locali.

Prevista la possibilità di blindare le frontiere

Nel decreto inoltre è stata inserita la possibilità per il governo di “prevedere limitazioni alla possibilità di uscire ed entrare nel territorio nazionale“. Misura finora non ancora adottata, ma che potrebbe servire se dovesse aggravarsi la situazione nei Paesi confinanti o in altri Stati dove ci sono connazionali o anche stranieri residenti in Italia che vorrebbero rientrare. Problema che si è già posto di recente in alcune città dove stanno tornando sia coloro che studiavano e lavoravano all’estero, sia chi si era trasferito temporaneamente per motivi familiari.

Perché “misure reiterabili fino al 31 luglio 2020”

Infine, come ha chiarito anche Conte, le misure approvate dal governo “sono reiterabili e modificabili fino al 31 luglio 2020”, ma questo non significa che i divieti saranno in vigore fino a quella data. In realtà il 31 luglio scadono i sei mesi della dichiarazione di “stato di emergenza sanitaria” per l’Italia decisa il 31 gennaio. Tuttavia, se il quadro dell’epidemia muterà, in meglio o in peggio, il governo potrà emanare un Dpcm che rimoduli le misure, inasprendole o allentandole, come fatto finora.

Adolfo Spezzaferro

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2 comments

Sergio Pacillo 25 Marzo 2020 - 9:10

Mi piacerebbe leggere il testo integrale del decreto che non riesco a trovare neppure sul sito del governo.

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Fabio Crociato 26 Marzo 2020 - 12:36

Ma chi è senza soldi e magari pure forzatamente lasciato solo dove può andare a sopravvivere?

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