Roma, 3 mag — E’ allarme neuropsichiatria infantile in Lombardia (e non solo). Mancano i posti, cannibalizzati dal Covid la cui priorizzazione ha annullato tutte le altre emergenze. Tra cui sciocchezze come screening oncologici e malattie cardiovascolari. E dall’altro lato, sono state proprio le misure restrittive come lockdown e Dad a colpire duramente la salute psichica dei più piccoli: tentativi di suicidio, disturbi alimentari, autolesionismo. Ma per queste piccole vittime di cui nessuno si cura non ci sono posti letto nelle strutture, mancano i programmi e il personale.
Il Covid ha affossato anche la neuropsichiatria infantile
«È un dramma. Non non è più possibile ricevere telefonate di genitori disperati da tutta la Lombardia che non riescono a trovare aiuto nei servizi pubblici per i figli con disturbi mentali e depressivi. Mi implorano, ma io non so più cosa fare. Per un medico questo non è etico, non è umano continuare a ripetere che non siamo in grado di prendercene cura». Lo dichiara Antonella Costantino, a capo della Neuropsichiatria infantile del Policlinico di Milano e della società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (sinpia).
Dati raddoppiati
Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, in Lombardia «a gennaio 2021 gli accessi in pronto soccorso per atti autolesivi e tentativi di suicidio sono stati 96, pari a oltre la metà di quelli registrati nello stesso mese del 2020 (45). Mentre i ricoveri in neuropsichiatria infantile sono passati da 41 a 59». Spiega il garante Riccardo Bettiga: «I genitori trascorrendo più tempo insieme ai figli a causa del lockdown potrebbero essersi accorti più facilmente di ferite sulle braccia, buchi sulle gambe, malessere, chiedendo aiuto. L’incremento di ricoveri non è alto, questo perché i posti letto sono scarsi e dobbiamo immaginare una quantità di rifiuti da parte delle strutture ospedaliere già sature».
Trascurare questo tipo di disturbi equivale a sommarli e «la vita da adulti diventa un casino — dice senza mezzi termini Costantino —. Al disturbo di apprendimento segue quello del comportamento, poi la depressione perché si ha la sensazione di non fare niente, l’unico modo di avere attenzione è fare guai, si interrompe la scuola e non si trova lavoro».
L’appello alle istituzioni
Da qui l’iniziativa di inviare una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza e ai ministri dell’Istruzione, Famiglia, Disabilità, Economia. L’obiettivo è denunciare la gravissima carenza di posti letto di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza (npia). C’è necessità di implementare «le strutture semiresidenziali terapeutiche, indispensabili per garantire interventi a maggiore complessità e intensità e per prevenire, per quanto possibile, il ricorso al ricovero ospedaliero e alla residenzialità terapeutica». Osservano i firmatari: «Molti ragazzi in grave stato di bisogno non hanno ricevuto alcuna risposta e sono stati rimandati a casa dal pronto soccorso o hanno dovuto rivolgersi privatamente».
Si richiede pertanto che «Ai miseri 325 letti di Npia esistenti a livello nazionale si chiede di garantire risposte per più del doppio dei pazienti che sarebbero in grado di assorbire, a cui si aggiungono le nuove criticità portate dalla pandemia, e senza alcuna possibilità di fare affidamento su adeguati interventi intensivi nel territorio».
Cristina Gauri