Salerno, 10 feb — Dice di sentirsi un maschio e desiderare la transizione di genere «dall’età di sei/sette anni»; ora, grazie all’autorizzazione del giudice, una detenuta trans (donna biologica) del carcere Fuorni di Salerno affetta da disforia di genere potrà sottoporsi all’iter classico di operazioni per completare l’«opera», inclusa la doppia mastectomia. La prima sezione civile del Tribunale di Napoli Nord ha infatti accolto la sua domanda di autorizzazione alla rettifica di nome e di genere. «Mi sono sempre sentito un bambino», ha testimoniato in aula dicendosi «convintissimo della scelta di cambiare sesso perché mi sento uomo e lo voglio essere a tutti gli effetti».
Giudice concede alla detenuta di diventare trans: mi sento un uomo
Angelo, questo il nuovo nome della detenuta trans (rappresentata e difesa dall’avvocatessa Mariagrazia Rosamilia) ha dichiarato di aver già intrapreso il percorso psicologico per assumere la sua nuova identità sessuale, assumendo una volta al mese dosi di testosterone prescritte dal medico endocrinologo del policlinico Federico II. La donna ha ottenuto l’autorizzazione per sottoporsi alle operazioni chirurgiche di conversione, particolar modo la mutilazione di entrambi i seni. Con la sentenza emessa lo scorso gennaio i giudici napoletani annullano l’unione civile stipulata nel 2018 con una detenuta della casa circondariale di Pozzuoli.
Dove verà collocata «Angelo»?
Si tratta di una delle prime donne detenute trans a ottenere l’autorizzazione per le procedure di cambio genere, sebbene in assenza — per il momento — di un trattamento chirurgico. Si profila ora all’orizzonte la questione legata alla collocazione carceraria della donna: se è vero che «Angelo» sta per sottoporsi alle operazioni mediche di cambio sesso, biologicamente rimane una donna con tutte le problematiche — anche di sicurezza personale — legate a un eventuale inserimento in un contesto tutto al maschile.
«Mi ritengo soddisfatta dall’esito del procedimento che ha riconosciuto a pieno i diritti della mia assistita, accogliendo tutte le richieste che aveva avanzato», queste le parole del legale della donna, l’avvocato Mariagrazia Rosamilia. «Grazie a questa sentenza, tra l’altro, la mia assistita potrà anche contrarre matrimonio, in quanto non sarà più unita ad una persona dello stesso sesso». Teoricamente.
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Cristina Gauri
2 comments
Perché dovrebbe pagare la collettività questi interventi chirurgici?
Io mi sento un KLINGON …..