Roma, 20 set – La scuola è ormai iniziata e le tematiche riguardanti gli studenti sono all’ordine del giorno. Il dibattito si sta focalizzando sul divieto assoluto dell’uso dei cellulari a scuola, argomento già trattato in seguito alla presa di posizione del liceo Malpighi di Bologna dove si è sottolineato come la riflessione debba andare nella direzione dello sviluppo di uno stile di vita sano e non condizionato degli studenti, invece che sulla contrarietà alla tecnologia in quanto tale. Un aspetto che può porre un freno al distacco e all’assenza di relazioni personali ai quali sono stati abituati i giovani negli ultimi due anni.
Una scuola vecchia si pone domande sbagliate
La questione divide insegnanti e studenti: un sondaggio della Tecnica della Scuola, condotto con l’ausilio di diverse piattaforme social e community studentesche, ha mostrato come il sistema scolastico del nostro paese sia attraversato da diverse criticità legate alla sua immobilità, un moloch incancrenito e vecchio che si perde su questioni irrisorie e di facciata. Le percentuali di questo sondaggio mostrano come l’81,8% dei docenti e il 79,5% del personale scolastico siano d’accordo con il divieto assoluto, mentre quasi tre studenti su quattro (circa il 72,9%) esprimono il proprio dissenso. È necessario specificare come il problema che nessuno vuole affrontare sia un altro: perché gli studenti usano il cellulare in classe invece di seguire le lezioni? La scuola italiana è in rovina, cade a pezzi (in tutti i sensi) e mantiene metodi didattici d’altri tempi.
Educare e non istruire
Mentre gli studenti italiani muoiono in alternanza scuola-lavoro la posizione incarnata dai presidi e docenti è quella del “proibizionismo del cellulare”, scelte prese dall’alto senza interrogare la comunità degli studenti, ai quali appartiene realmente la scuola. Piuttosto che cadere nel conservatorismo dell’obbligare e del proibire bisognerebbe ascoltare le voci dei giovani, educare i cittadini di domani e non istruire degli automi.
Andrea Grieco
2 comments
Magari se gli studenti, questi virgulti che non vogliono essere gli automi di domani, avessero la percezione del mondo oltre lo schermo (Che non li imprigiona assolutamente, ma che scherziamo) saprebbero gestire diverse situazioni oltre la chat o la storia instagram. Al lavoro il telefono e la sua smartitudine restano dentro l’aramdietto perché c’è il concreto rischio che se non sto attento mi trancio le dita sul macchinario.
A scuola, durante le lezioni, il cellulare non serve. Che la scuola cada a pezzi siamo d’accordo, che abbia bisogno di rinnovarsi anche – ma ciò non significa educare a teorie sinistroidi – ma resta il fatto che a scuola ci vai per avere un’istruzione e per quella il cellulare non serve.