Roma, 29 mag – Come ogni anno l’avvicinamento al periodo estivo espone maggiormente tutte le problematiche ed i rischi del fenomeno dell’immigrazione incontrollata. Tanto più che i toni trionfanti degli eurolirici per i (fasulli) accordi di Malta sono stati successivamente zittiti dai fatti. Una cospicua redistribuzione dei clandestini nelle nazioni europee non è mai avvenuta e l’Italia ha scelto di farsi carico degli approdati. Tuttavia, siamo dinanzi alla necessità di analizzare nuovamente le ragioni del rifiuto di molti Stati, scegliendo di criticare le scelte dei politici italiani piuttosto che quelle di ministri e premier esteri.
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Appare pienamente legittima la diffidenza nel voler spalancare i propri confini ad individui che, nella maggior parte dei casi, non sono in fuga da alcun conflitto. Anzi, gli scandali continui che travolgono Ong e scafisti dimostrano che i partenti spesso eseguono pagamenti di migliaia di euro ai trafficanti. Cifre che dei profughi a rischio per una guerra in corso nella propria nazione non potrebbero di certo elargire. Inoltre, è risaputo che questa spropositata accoglienza comporti una spesa che i contribuenti non dovrebbero di certo sostenere. Gli approdati spesso non posseggono competenze per immettersi nel tessuto produttivo di nazioni sviluppate, finendo per tramutarsi in parassiti sociali sostenuti tramite l’utilizzo della spesa pubblica.
Immigrazione: non esiste alcuna risposta Ue
Una risposta auspicabile sarebbe quella della sana e doverosa difesa dei confini del proprio territorio. Negli scorsi anni è stata portatrice di scontro politico la proposta di impedire la partenza dei clandestini dalle proprie nazioni d’origine. Una risposta nazionale che necessiterebbe peso e forza geopolitica che l’Italia e la Ue non appaiono avere. I miliardi spesi per finanziare Erdogan al fine di mantenere il blocco delle partenze sono emblematici dell’inferiorità dell’Unione in politica estera. Con l’Italia ridotta a campo profughi dell’intera Europa non resta che constatare il proseguimento del disinteresse di Bruxelles verso la problematica dell’immigrazione e comportarsi di conseguenza.
Nel periodo di permanenza di Matteo Salvini al Viminale il pugno di ferro verso le Ong e gli scafisti produsse degli effetti positivi. Resta da capire se la parte di centrodestra ad oggi in maggioranza accantonerà o meno questa battaglia, magari preferendo la (effimera) serenità governativa. Si tratterebbe di un errore che rischierebbe di deludere pesantemente i milioni di elettori che pretendono sicurezza e controlli sulle frontiere.
Tommaso Alessandro De Filippo
1 commento
Il termine “immigrazione” implica il rispetto di procedure ed obblighi da rispettare.
Ciò che da anni avviene alle varie frontiere è tutto l’opposto.
Un “immigrato” deve essere in grado di provvedere a se’ stesso, legalmente, e non di essere mantenuto dai cittadini.
Perciò, meglio evitare di usare il termine a sproposito.