Lampedusa, 9 ago – Definire la situazione lampedusana «esplosiva» è ormai un eufemismo: esasperati dal flusso continuo di immigrati, dal rischio sanitario incombente dato dall’assenza di controlli sugli stranieri, liberi di fuggire dall’hotspot violando la quarantena e di scorrazzare per l’isola – creando situazioni di estremo degrado, come vedremo – i residenti non ce la fanno più. L’hotspot di Contrada Imbriacola è al collasso: secondo quanto riferito nei giorni scorsi da Libero, la struttura, circondata da mura in cemento ed inferriate su tre dei quattro lati, presenta un tallone d’Achille sul quarto, dove gli immigrati hanno trovato due buchi nella rete di ferro da cui sono liberi di uscire indisturbati.

Le autorità sanno, sanno tutto, ma per i clandestini si chiude un occhio. Rischio calcolato, spiega al quotidiano il vice coordinatore della Lega Attilio Lucia. «Se chiudono il buco, dentro l’hotspot succede il finimondo», racconta . «Come nel 2016, quando i migranti diedero fuoco a un plesso». Ubi maior…I danni collaterali se li sciroppano tutti i lampedusani. Le attività compiute all’esterno della struttura dai fuggitivi vanno dall’espletamento dei bisogni fisiologici un po’ dove capita, all’acquisto di cibarie negli esercizi pubblici dell’isola – mascherine, distanziamenti e rispetto della quarantena sono un’optional. Oppure si spingono nella campagna, organizzano bivacchi con materassi lerci e sottraggono animali da cortile ai proprietari dei fondi agricoli appena fuori dall’hotspot. E’ il caso della signora Rosy, che da oltre quattro anni cerca di denunciare cosa succede sulla sua proprietà, resa una discarica a cielo aperto dagli immigrati. Che non disdegnano nemmeno di «servirsi» da soli prelevando dai recinti galline, capre, e denuncia la signora, anche dei cuccioli di cane. La nostra Francesca Totolo ha filmato la situazione all’interno del fondo, raccogliendo l’esasperata testimonianza della signora Rosy.

L’esasperazione della proprietaria del terreno (Video di Francesca Totolo)

Questo video mostra tutta la rabbia della signora Rosy nel constatare lo stato di estremo degrado dovuto alla presenza degli immigrati che come ormai di consuetudine, fuoriescono ogni giorno dall’hotspot per bivaccare sulla sua proprietà, rendendola di fatto una discarica a cielo aperto e rubandole gli animali per mangiarseli, cucinandoli in loco.

Degrado, immondizia ed escrementi presso il “bivacco” degli immigrati

Qui Francesca Totolo mostra il «bivacco» degli immigrati appena fuori dall’hotspot da dove gli immigrati fuoriescono indisturbati e senza subire alcun controllo. L’area, in uno stato di totale devastazione e degrado, si trova nella proprietà della signora Rosy. Materassi intrisi di urina, spazzatura, masserizie, feci degli stranieri che utilizzano la zona come un wc a cielo aperto e rendono l’atmosfera irrespirabile, resti di «barbecue» improvvisati con tanto di griglie per la cottura degli animali (tra cui cani) che gli extracomunitari sottraggono indisturbati alla signora. Rosy riferisce di avere sporto regolare denuncia alle autorità, ma ancora nulla si è mosso. La bonifica dell’area, promessa anni fa dai carabinieri, non è mai stata portata a compimento. «Mi hanno mangiato le galline, le caprette, i cani», spiega. «Questi immigrati sono tutelati. Ma a me chi ca**o mi tutela?». Questa è Lampedusa.

Ma il sindaco smentisce

Dal sindaco di Lampedusa Totò Martello arriva la secca smentita riguardo l’episodio dei quattro cuccioli di cane. Il primo cittadino riferisce che la signora Rosy avrebbe sporto denuncia per il furto di volatili, ma non per quello dei cuccioli, parlando di «falso scoop inventato da Libero sui “migranti che a Lampedusa hanno mangiato cani”» che alimenta «il pericoloso gioco dei fomentatori d’odio e di chi fa delle crociate anti-immigrazione la propria bandiera di propaganda politica». Potremmo ribattere che, al netto del furto di cani, vi sono sufficienti motivi sull’isola per sostenere crociate anti-immigrazione. «Questa notizia falsa può provocare danni pesanti alla nostra isola», ha concluso.  Magari – magari – i fratelli migranti non si saranno cucinati cagnolini allo spiedo, ma di fatto, il furto di altri animali è stato regolarmente denunciato e fino a prova contraria, come dimostrano le testimonianze fotografiche recate da Totolo, il terreno della signora Rosy è disseminato di ossa e di resti di focolari.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

6 Commenti

  1. H hah ah ah ah hanno fatto bene!!! i tuoi cani brutta stronza cacavano sempre davanti casa mia ha ah ha ah ah ah ha ah ah la carne di cane sembra che faccia anche bene me lo hanno detto i negri.

  2. Una volta mi hanno detto che sia l’esercito che la marina sono delle s.p.a, è vera questa cosa?
    Perchè se è vera si capiscono alcune cose.

  3. attenti in minigonna che te ssengulenu pure lo negro no vive di solo pane vo nzuppa’ pure lo pene

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