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P38, indagati per istigazione a delinquere i trapper che inneggiano alle Br

by Cristina Gauri
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p38

Roma, 25 nov — Se vivessero sotto regime comunista probabilmente sarebbero i primi a finire nei gulag per manifesta ridicolaggine, ma qui in Italia suonano (suonavano) nei circoli Arci e vengono coccolati dall’apparato «culturale» antifascista: ora però sui quattro membri del gruppo trap «P38 – la gang» indaga per istigazione a delinquere la Procura di Torino.

I membri del gruppo trap P38 indagati per istigazione a delinquere

In una nota i pm hanno fatto sapere che militari dell’Arma e polizia hanno eseguito 4 decreti di perquisizione nei confronti dei «trapper» della P38 (dagli evocativi nomi d’arte di Astore, Papà Dimitri, Jimmy Pentothal e Yung Stalin) che inneggiavano alle Brigate rosse, al «mettere bombe a Confindustria» e allo sfigurare il presidente del Consiglio Giorgia Meloni («Se avessi davanti la faccia di Giorgia/ Ti giuro che a lei servirebbe una plastica»).

Coccolati dagli antifascisti

La fortuna della band negli ambienti antagonisti era durata un paio di anni, fino al giugno scorso. All’epoca i componenti avevano annunciato il loro scioglimento in seguito all’apertura dell’indagine che li vedeva coinvolti per la loro esibizione del primo maggio al circolo Arci Tunnel di Reggio Emilia. In quell’occasione la band, che si definisce «collettivo musicale artistico insurrezionale», eseguì il pezzo Renault (la marca dell’auto in cui venne fatto ritrovare il cadavere di Aldo Moro) suscitando il comprensibile sdegno della figlia di Moro stesso, che presentò un esposto contro i P38. La stessa Renault con il bagagliaio aperto e il corpo senza vita del deputato Dc campeggia sull’album Nuove Br. Anche il presidente del Tunnel risultò indagato per istigazione a delinquere.

La parabola «artistica» dei P38 si era dipanata tra un tour nei covi della sinistra antagonista italiana dove avevano raccolto consensi per due anni, e un video (Ghiaccio Siberia); in esso la band inneggiava allo sparare alle forze dell’ordine, arrivando ad incassare dalla Regione Emilia il permesso di girare alcune scene sul piazzale di Confidustria (situato proprio in via Aldo Moro, a Bologna).

Cristina Gauri

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