Roma, 3 ago – L’attacco hacker che ha colpito la Regione Lazio sarebbe partito dalla “violazione di un’utenza di un dipendente in smart working”.
Attacco hacker “partito da pc in smartworking”
Lo ha reso noto oggi l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, intervistato da Italian Tech. “Hanno colpito in un momento particolare, in un momento di smart working, quando il livello di attenzione si abbassa”. D’Amato, che invoca “un passo in avanti a livello Paese” sulla cybersicurezza, sostiene anche che “è stato criptato anche il backup dei dati, ed è l’elemento più grave. I dati non sono stati violati ma sono stati immobilizzati”. D’Amato appare preoccupato: “Siamo in guerra, come sotto un bombardamento. Si contano gli edifici che stanno in piedi e quelli che sono crollati”, ha detto.
Siti ancora irraggiungibili
Intanto, ben 60 ore dopo il primo attacco hacker, i siti della Regione Lazio sono ancora tutti irraggiungibili. E trattandosi di ransomware ovvero di dati immobilizzati che vengono liberati solo previo pagamento di un riscatto, si attende la richiesta dei rapitori. Che, però, non arriva: “Per ora non c’è richiesta di riscatto, ma dobbiamo lasciare che le indagini facciano il loro corso”, ha affermato Nunzia Ciardi, direttore della Polizia Postale e delle comunicazioni a ItalianTech. La procura intanto indaga per “accesso abusivo a sistema informatico e tentata estorsione”. Oggi, intato, al Copasir ci sarà l’audizione di Lamorgese, domani tocca al capo del Dis Belloni.
Ilaria Paoletti
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FALLITO ANCHE LO SMART WORKING.