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Piani di Bolzano, un quartiere ostaggio degli immigrati

by Andrea Bonazza
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image (4)Bolzano, 22 set – Nel capoluogo altoatesino c’è un quartiere che continua a far parlare di sé sulle cronache dei quotidiani locali. Delimitati dalla ferrovia e dal fiume Isarco, i Piani di Bolzano rappresentato da anni una periferia cittadina abbandonata a se stessa, buia e con pochi esercizi commerciali.
Un tempo nato per ospitare gli alloggi dei ferrovieri, oggi questo quartiere popolare è intrecciato con aziende più e meno grandi e con i depositi ferroviari della vicina stazione che, come in ogni città italiana, purtroppo oltre a turisti e pendolari, porta nella zona malintenzionati e disperati di ogni sorta.
Dalla prostituzione allo spaccio di droga, fino alle svariate aggressioni di questi ultimi mesi, l’intero rione è ostaggio della criminalità e di ogni forma di degrado. Continui ritrovamenti di siringhe nei pressi del vicino ponte Loreto, preservativi abbandonati nei parchi giochi e in prossimità delle scuole e risse tra immigrati che arrivano addirittura a girare nudi minacciando con coltelli i passanti, il tutto sotto una disarmante impotenza delle forze dell’ordine che difficilmente riescono a gestire questa incancrenita situazione.
I residenti dei Piani da anni chiedono maggior sicurezza e in tutta risposta si sono visti aprire un centro profughi sotto casa, in una vecchia caserma ristrutturata per l’occasione.
Il centro di accoglienza gestito dall’associazione “Volontarius”, che assiste gran parte degli immigrati presenti nel capoluogo, dista pochi metri da una scuola, da un centro diurno per anziani e da un parco frequentato dalle mamme del quartiere che, in più di un’occasione si son viste costrette a scappare o chiamare aiuto in seguito a molestie, insulti e comportamenti indecenti o violenti davanti ai propri figli.
Dal canto suo, la Giunta comunale di centrosinistra minimizza la situazione dicendo ai cittadini che devono cercare di capire le problematiche legate all’immigrazione, e un assessore di Rifondazione Comunista ha addirittura rimproverato ai residenti di non essere abbastanza tolleranti con le “nuove risorse” del quartiere impiegando, in accordo con il resto della giunta, dei “mediatori culturali” per risolvere il problema e ristabilire una sorta di armonia da figli dei fiori.
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Sul fronte dell’esasperazione popolare invece, un’interrogazione presentata in consiglio comunale da CasaPound Italia, ma finora rimasta inascoltata, chiede quanto costino ai cittadini questi “mediatori” e quanti contributi percepisca Volontarius dal comune per mantenere i servizi della struttura di accoglienza.
Mercoledì scorso, poi, durante una partecipata assemblea dai toni forti organizzata dal comitato di quartiere proprio nel parco oggetto della protesta, a 200 metri di distanza è stata scippata da un extracomunitario una ragazza che faceva ritorno a casa; soltanto due giorni prima, un’altra ragazza, una turista tedesca in visita ad un’amica, è rimasta ferita in un tentativo di rapina sempre ad opera di un immigrato.
L’indomani dell’incontro degli abitanti dei Piani, al termine del quale il comitato ha rinnovato l’appuntamento per una fiaccolata contro il degrado e per chiedere la chiusura definitiva del campo profughi, in programma domani, il presidente di circoscrizione, di fede Sudtiroler Volkspartei, trovandosi sotto assedio e dopo aver sollevato polemiche sull’ondata populista della manifestazione, invitando i residenti a non partecipare, ha dato ordine di chiudere il parco agli immigrati in determinate fasce orarie e togliere il wifi per le connessioni internet degli Smart Phone degli immigrati.
Certo, c’è da chiedersi come possa il bipolarismo di una giunta comunale, riuscire a far coincidere le soluzioni all’acqua di rose dell’estrema sinistra, con delle metodologie in stile apartheid razziale dettate dal rappresentante del partito di madrelingua tedesca, Svp, che conferma il problema addirittura dividendo il parco tra “bianchi” e “neri”.
Fatto sta che il quartiere, ad oggi, è una pentola a pressione che ci auguriamo non esploda in faccia ai bolzanini, ancora in attesa di risposte concrete.
Andrea Bonazza

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