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Per Porro la censura, per Calenda il tappeto rosso. La vergogna del museo di Mestre che nega la sala

by Cristina Gauri
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nicola porro

Venezia, 4 ago – Il pluralismo, questo sconosciuto. O meglio: la versione del pluralismo che piace tanto all’establishment culturale potrebbe chiamarsi «singolarismo», dal momento che l’unica voce a cui è concesso dare cassa di risonanza parla una sola lingua: quella della sinistra. E’ successo persino a Nicola Porro – decisamente non un eversivo di destra – silenziato, con motivazioni decisamente surreali («troppo schierato politicamente») dal museo di Mestre M9 dove avrebbe dovuto presentare la sua ultima fatica letteraria, Le tasse invisibili. Lo ha racconta Francesco Giubilei, editore e presidente di Nazione Futura: «Qualche mese fa l’associazione culturale Nazione Futura, nella persona di Marco Mestriner, ha richiesto l’utilizzo degli spazi del museo M9 per la presentazione dell’ultimo libro di Nicola Porro Le tasse invisibili. La direzione del museo della Fondazione Venezia, proprietaria del complesso, negò la sala considerando Nicola Porro un giornalista “troppo schierato politicamente”».

Per Calenda non esiste il problema dello “schierarsi politicamente”

Guarda caso però, il problema dello schierarsi politicamente non ha sfiorato Carlo Calenda, che diversamente da Porro lui un politico lo è davvero, tanto da aver fondato un proprio partito, Azione, e tanto da aver potuto presentare il suo ultimo libro proprio nel museo e in piena campagna elettorale per le Amministrative e Regionali venete. «La censura a Nicola Porro – ha commentato così  Giubilei – è purtroppo solo la punta dell’iceberg di quanto avviene in tanti comuni italiani dove eventi, presentazioni, iniziative – anche se di carattere culturale – non in linea con il pensiero progressista e di sinistra, vengono boicottate o si cerca di impedirne la realizzazione». Quando, addirittura, non viene fatta richiesta di presentare improbabili «certificazioni di antifascismo» per l’utilizzo degli spazi pubblici. «Il problema è ben più ampio poiché in molti comuni, luoghi come musei, sale conferenze, luoghi pubblici che dovrebbero essere concessi con criteri super partes, vengono utilizzati con le stesse finalità politiche che in apparenza i responsabili dicono di voler contrastare», conclude Giubilei. E la «democrazia» è andata a farsi benedire anche questa volta.

Cristina Gauri

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1 commento

FRALLER 5 Agosto 2020 - 4:35

Siete fantastici! Andate a vedere le realtà contrarie, nella quale è la destra a mettere i bastoni tra le ruote a qualsiasi iniziativa che non le garbi.

Ma voi siete il primato nazionale, un nome e una garanzia

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