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Siracusa, il reddito di cittadinanza va a 11 mafiosi. Intascati oltre 200mila euro

by Cristina Gauri
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Roma, 18 nov – Dall’introduzione del reddito di cittadinanza tanto voluto dai Cinquestelle non sorge giorno senza che balzi agli onori della cronaca qualche notizia di furbetti, di coloro cioè che beneficiano del sussidio – pagato coi nostri soldi – pur non avendone diritto. 

I soldi degli italiani nelle tasche dei mafiosi

Oggi, per esempio, i finanzieri del comando provinciale di Siracusa hanno scoperto che oltre 200mila euro di fondi pubblici del reddito hanno rimpinguato le casse di Cosa Nostra andando a finire nelle tasche di 24 percettori indebiti, undici dei quali appartenenti a noti clan del siracusano e detenuti per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e rapina. Le irregolarità sono emerse nel corso di una serie di controlli che hanno portato a setacciare i conti di un centinaio di di nuclei familiari residenti nella provincia aretusea.

Furbetti di ogni tipo

Dei 24 denunciati, tre persone non avevano comunicato che era intervenuta la carcerazione e che stavano, pertanto, ricevendo il sussidio in stato di reclusione. Altri tre si erano «scordati» di comunicare la sussistenza di condanne definitive nei 10 anni precedenti la richiesta del reddito. Tredici familiari di detenuti non avevano indicato, nel modulo di richiesta all’Inps, la condizione detentiva del componente del proprio nucleo familiare, per non incorrere nella riduzione del sostegno economico. Altri cinque familiari di condannati non hanno comunicato la sussistenza di condanne definitive di un componente del proprio nucleo familiare, nei 10 anni precedenti la richiesta.

Una volta emerse dai controlli, le posizioni illecite sono state denunciate alla Procura di Siracusa dalla Guardia di finanza per aver fornito dichiarazioni false e omesso informazioni dovute in sede di richiesta del Reddito di cittadinanza. Contestualmente è scattata la segnalazione all’Inps per la cancellazione del sussidio e il recupero delle somme indebitamente percepite, che ammontano a oltre 200 mila euro.

Cristina Gauri

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