Roma, 20 mag – Una pioggia di sussidi sulle teste di boss e gregari della ‘ndrangheta. Altro che «furbetti dell’assegno di cittadinanza»: un’operazione della Guardia di Finanza denominata «Mala civitas» ha portato all’individuazione di ben 101 affiliati alle maggiori cosche, ricoprenti diversi ruoli nella scala gerarchica dell’organizzazione e che avrebbero richiesto all’Inps e percepito, indebitamente e senza averne titolo, il reddito di cittadinanza targato Movimento 5 Stelle. Per gli affiliati ed altre 15 persone sono scattate le denunce.

Tra gli indebiti beneficiari del sussidio vi sarebbero anche esponenti di spicco delle più note famiglie di ‘ndrangheta operanti nella piana di Gioia Tauro, o delle ‘ndrine reggine dei Tegano e dei Serraino. Si aggiungono ad essi i capibastone delle maggiori cosche della Locride, tra le quali la ‘ndrina Commisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, la cosca Cordi’ di Locri, la ‘ndrina Manno-Maiolo di Caulonia e la ‘ndrina D’agostino di Canolo

Da segnalare anche, tra coloro che si avvantaggiavano del reddito, anche i figli del «Pablo Escobar italiano», meglio noto negli ambienti della ‘ndrangheta come «Bebè», ovvero Roberto Pannunzi, il cui nome è arrivato ad essere noto oltreoceano come uno dei maggiori «broker» mondiali di cocaina che si vantava di pesare i soldi anziché contarli. Uno dei percettori della tanto agognata «tesserina magnetica» risultava essere il figlio di Pannunzi, Alessandro, sposato con la figlia di uno dei maggiori produttori mondiali colombiani di cocaina e condannato in via definitiva per l’importazione di quintali di sostanza entro i confini italiani. 

Le indagini svolte dai finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno riguardato inizialmente un bacino di oltre 500 soggetti, colpiti da pesantissime condanne passate in giudicato per reato di associazione di stampo mafioso e si sono concluse con le denunce alle procure di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia e Verbania di 101 persone richiedenti e di altri 15 sottoscrittori delle richieste irregolari. Dopo la denuncia è scattata, per gli indagati, la segnalazione dei nominativi all’Istituto nazionale di previdenza sociale per l’avvio del procedimento di revoca dei benefici economici ottenuti, con il conseguente recupero delle somme già elargite che ammontano a circa 516.000 euro. Di conseguenza verrà interrotta l’erogazione del reddito che avrebbe comportato, «fino al termine del periodo di erogazione della misura, un’ulteriore perdita di risorse pubbliche di oltre 470.000 euro».

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

6 Commenti

  1. Premesso che è una vergogna che i criminali percepiscano il reddito di cittadinanza, non mi piace come avete impostato il titolo del vistro articolo”il reddito di cittadinanza va alla ‘ndrangheta”Il reddito di cittadinanza va a persone che ne hanno veramente bisogno.Persone che prima andavano alla Caritas per mangiare.Dico questo perche avendo fatto volontariato alla Caritas,ho constatato questo in prima persona.Perciò, per cortesia siate più professionali e non fate passare il reddito di cittadinanza come una cosa sbagliata.Forse voi non avete mai avuto fame.Bene il signore vi a protetto, fino ad ora.

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