Rientra probabilmente in questo secondo caso la notizia apparsa su Repubblica.it lo scorso 7 maggio a firma di Paolo Berizzi, significativamente intitolata ยซVarese, blitz dei naziskin contro il partigiano Pippo: minacce e intimidazioni all’incontro con i ragazziยป. L’articolo narra di un ยซun blitz improvviso e intimidatorioยป che alcuni esponenti della Comunitร Militante dei Dodici Raggi (Do.Ra.), con sede nella provincia varesina, avrebbero perpetrato a danno del โpartigiano Pippoโ, al secolo Giuseppe Platinetti, storico rappresentante della Resistenza locale; mentre l’anziano partigiano si trovava con alcuni boy-scout sul Monte San Martino, una decina di โnazisti di Vareseโ si sarebbe avvicinata con fare intimidatorio, armata di… telefoni cellulari. Per fortuna del partigiano โPippoโ sono prontamente intervenuti i carabinieri, che hanno tradotto i militanti di Do.Ra. in caserma.ย Allarme rientrato, o forse… nessun allarme. Perchรฉ mentre Berizzi – che della caccia ai โnazistiโ lombardi ne ha fatto diventare un vero e proprio focus professionale – ricordava tutti i precedenti del gruppo Do.Ra., iniziavano ad emergere le prime contraddizioni fattuali. E’ vero infatti che i militanti si erano recati sul Monte San Martino e qui avevano trovato l’anziano partigiano impegnato nei suoi racconti, peccato perรฒ che la ragione non era il blitz squadrista ma… un’intervista, con tanto di due studentesse/reporter al seguito (anche loro fermate dalle forze dell’ordine) che volevano ascoltare la versione di Do.Ra. nel luogo che giร piรน volte li ha visti al centro delle cronache.ย Insomma, uno svolgimento dei fatti totalmente sotto gli occhi di terzi con videocamere e fotocamere al seguito, che immortalano un momento dell’incontro che pare tutto fuorchรฉ teso. La stampa locale, ben piรน diligente – o forse meno โinteressataโ professionalmente ai โmisfattiโ del gruppo Do.Ra. – riporta accuratamente i fatti come effettivamente avvenuti, confermati dalla locale sezione dell’ANPI.ย Nel mentre, la notizia come diffusa da Berizzi-Repubblica.it inizia a sortire i suoi effetti, con i commenti dei lettori secondo copione (i triti e ritriti โeccoli i fascisti che picchiano in gruppo i piรน deboliโ, โtroppi fascisti in giro che devono tornare nelle fogneโ, โfuori i nomi dei fascisti da appendere a Piazzale Loretoโ) che invocano le piรน radicali misure poliziesche. Ci troviamo di fronte ad un perfetto esempio di fake news che alimenta gli umori negativi dell’opinione pubblica: forse la foga di arrivare per primi sulla notizia ha giocato un brutto scherzo, non prendendosi il tempo necessario per verificarne la veritร e le fonti (foga che รจ giร costata a Berizzi, per un altro articolo, una censura dell’Ordine dei giornalisti), fatto sta che ha colpito nel segno e, senza la casuale presenza delle giovani reporter, forse oggi le cronache starebbero parlando di tutt’altra โveritร โ e, probabilmente, di gente “al gabbio”.
Cos’รจ allora tutto ciรฒ, se non โalterazione dell’assetto democraticoโ? Eppure ancora oggi, nonostante la testimonianza delle due reporter e la contro-informazione delle testate locali, l’articolo di Berizzi (con annessi commenti) รจ visibile online e sulle pagine social del quotidiano; e la rettifica, quando verrร , sarร sempre troppo minuta rispetto all’eco della prima notizia.
Stefano Beccardi