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Roma, continua lo sciopero dei lavoratori Tpl: trasporti nel caos

by La Redazione
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12286151_10206856940535729_1930873876_nRoma, 27 nov – Disparità salariale, continui tagli e stipendi che tardano ad arrivare. Va avanti ormai da quattro giorni, e non sembra avvicinarsi ad una soluzione lo sciopero dei lavoratori TPL, società che si occupa del trasporto pubblico locale nelle periferie del quadrante nord ovest di Roma. Da lunedì sera gli autisti non prendono più le vetture, preferendo la protesta all’umiliazione di chinare la testa di fronte ad un’ ingiustizia.

Sono un centinaio radunati nel piazzale davanti al deposito di via della Maglianella, in quella striscia di terra e fossi d’acqua tra Casalotti e Boccea, in una delle prime mattinate veramente fredde dell’ inverno. In un angolo hanno acceso un fuoco in un bidone di metallo, un telone attaccato precariamente a due muri serve da riparo dalla pioggia che scende lenta e fastidiosa. Parlottano tra loro, alcuni arrivano a dare man forte, altri vanno a casa per qualche ora, dopo la lunga notte appena trascorsa. Un presidio in piena regola. E’ sciopero ad oltranza. 12308948_10206856941975765_152473697_n (1)“Ci scusiamo con gli utenti per i disagi” spiegano “Anche noi abbiamo famiglie, figli che prendono i mezzi, ma la situazione non era più sopportabile”. Dal Comune, martedì sera avevano fatto sapere che avrebbero pagato la mensilità di ottobre ma “sono passati due giorni, e ancora non si è visto nulla” dicono alcuni autisti “ci prendono in giro, e poi il mese prossimo saremo di nuovo nella stessa situazione, come il mese scorso”.

Evidentemente la misura è colma e la promessa del pagamento di una mensilità non basta più. I lavoratori chiedono anche il rimborso delle indennità, per circa trecento euro al mese, tagliate un po’ alla volta dagli stipendi per far fronte alla crisi aziendale causata dai ritardi nell’erogazione dei fondi da parte del Comune di Roma e della Regione Lazio. Lamentano una disparità di trattamento rispetto ai colleghi delle altre aziende di trasporto pubblico, in primis ATAC, che da contratto di base, guadagnerebbero circa duecento euro in più e chiedono un inquadramento INPS adeguato. “Risultiamo essere operai generici” dicono “ma quando saliamo sugli autobus, abbiamo la responsabilità di cinquanta, cento persone, e basta una sciocchezza, una frenata improvvisa, se qualcuno si fa un graffio ti ritrovi senza patente e senza lavoro”. Intanto l’ennesima riunione coi vertici dell’azienda è finita e tutti si radunano attorno al loro delegato, uscito a riferire. Di nuovo una fumata nera.

Dal Comune nessuna novità, nonostante l’incontro, il giorno prima, con il sub commissario Ugo Taucer. Si va avanti. Il delegato, Angelo Laugeni, ci tiene a scusarsi nuovamente con gli utenti: “preferiremmo andare a lavorare, che starcene qui al freddo a lottare per qualcosa che è un nostro diritto” dice “vogliamo offrire un servizio di qualità ma a queste condizioni non è possibile” e racconta “fortunatamente i cittadini sembrano capire e ci hanno manifestato la loro solidarietà”. Lo sciopero infatti sta paralizzando i collegamenti tra le varie periferie del quadrante con numerose linee soppresse, da quasi una settimana. Sarebbero infatti solo undici le linee ancora attive su circa un centinaio. “Ma non possiamo più tornare in dietro” spiega Laugeni, “Abbiamo chiesto al sub commissario una data e certezze per il futuro, ma le risposte sono troppo vaghe, nessuno ha ancora preso impegni seri”.

Neanche i sindacati, sono più credibili presso il deposito TPL, “siamo soli qui”, chiude seccamente l’argomento Laugeni. Nella giornata precedente era circolato un documento, in cui le maggiori sigle sindacali accettavano il pagamento di una mensilità. Il rappresentante mostra il foglio e indica il testo, “vede? Non ci sono date, non ci sono numeri, solo parole”. E mentre gli autobus rimangono fermi, dalle istituzioni giungono voci di precettazioni in blocco, e l’Autorità Garante per gli scioperi, nel chiedere spiegazioni al prefetto Gabrielli per i disagi, invoca sanzioni. “Siamo uniti” dicono al presidio “non ci fermeranno”.

Ilaria Misantoni

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