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Strangolata, morsicata e violentata dal bengalese a Termini: il racconto choc di una 20enne

by Cristina Gauri
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bengalese

Roma 26 apr — Presa a calci, morsicata in faccia, strangolata e violentata da un immigrato bengalese: attimi da incubo, un vero e proprio inferno quello vissuto in prima persona da una sfortunata studentessa 20enne che ha — suo malgrado — assaggiato l’accoglienza di «prima classe» sempre più spesso riservata agli sfortunati turisti che si avventurano nelle vie nei dintorni della stazione Termini.

Picchiata e violentata da un bengalese a Termini

«Un animale non sarebbe arrivato a tanto. Mi mordeva sul viso, mi ha staccato la pelle dalla faccia. Quel mostro ha tentato di strangolarmi», ha raccontato la sventurata vittima aggredita dall’immigrato 38enne lo scorso sabato sera. La studentessa è riuscita a liberarsi dal proprio assalitore solo grazie all’intervento di alcuni residenti del condominio nel cui androne era stata trascinata. I condomini hanno avvertito le forze dell’ordine che lo hanno subito fermato. Il bengalese si trova ora dietro le sbarre. La procura ha richiesto la convalida dell’arresto al gip del tribunale di Roma. «Quell’uomo deve rimanere in carcere, è pericoloso», spiega la ragazza, intervistata dal Messaggero. «Ho paura di tornare nella capitale», aggiunge comprensibilmente la giovane vittima.

Violenza bestiale 

L’episodio ha avuto luogo in via Principe Eugenio, all’Esquilino, non molto distante dalla famigerata stazione Termini. Sono le ore 21 del 22 aprile, la ragazza ha un appuntamento «con un amico in arrivo da Milano ed altre persone. Ero appena scesa dal treno e mi stavo dirigendo sul posto, a esattamente 15 metri da dove è scattata la mia trappola». La 20enne è entrata nel portone sbagliato, dove è incappata nel bengalese: «All’improvviso mi ha sferrato un calcione pazzesco con cui mi ha scaraventato all’interno dell’androne. Non ci ho capito più niente: mi ha riempito di calci e sbattuto contro il muro».

La vittima incassa una scarica terribile di calci e pugni, senza riuscire a reagire. «Da lì vedevo l’inizio delle scale». poi, la violenza sessuale. «Si è messo sopra di me, prima ha tentato di strozzarmi, mi toccava dappertutto, poi ha infilato una mano nel borsello e io ho creduto che potesse estrarre da un momento all’altro un coltello o un’arma. Quindi sono rimasta impietrita, avevo paura che reagendo mi ammazzasse e nel frattempo cercavo di urlare». Poi sono arrivati i morsi, la parte peggiore, più bestiale dell’aggressione. «Mi mordeva sul viso, mi ha staccato la pelle dalla faccia. Mordeva i miei denti che ho lavato per tutta la notte. Quel mostro mi stava sopra, mi stringeva le mani sul collo come per strangolarmi, ho ancora i lividi dopo giorni».

Provvidenziale l’intervento di un uomo, in visita ai genitori residenti nel palazzo, che ha allertato le forze delll’ordine. «Mi sono sembrati minuti infiniti, lunghissimi, prima dell’arrivo degli agenti. Ma poi mi hanno accudita e aiutata con grande amore e professionalità. Mi hanno aiutata a disinfettarmi le ferite, ho preferito non andare in ospedale».

Cristina Gauri

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Germano 26 Aprile 2023 - 8:54

E se il bengalese si suicida in cella non è meglio? Speriamo…

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