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Tornare alla sorgente del pensiero indomabile: “F. Nietzsche, l’uomo in rivolta”

by La Redazione
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passaggio al bosco nietsche

Roma, 10 dic — Ogni giorno che passa stiamo vivendo le ultime e più drammatiche convulsioni di un mondo in sfacelo, in cui finiscono di marcire le ideologie della corruzione. Attraverso l’annientamento del quadro di valori su cui si era costruita la civiltà europea, oggi è al lavoro la massima delle sedizioni, che rende già visibile il fine ultimo di un tale processo di violenta corrosione: l’identità, la cultura e la vita stessa dei popoli sono direttamente minacciati dalla metastasi globalista. Questa esondazione distruttiva usufruisce della liberaldemocrazia progressista come del veicolo ideale per ottenere la disintegrazione identitaria di individui e popoli.

In questo quadro corrusco, l’uomo europeo ancora desto va in cerca di rocce a cui appigliarsi, di idee-forza da evocare, in grado di operare risvegli, reazioni, rivolte d’animo e di volontà.

Friedrich Nietzsche: l’uomo in rivolta

Friedrich Nietzsche, per intere generazioni di europei, ha rappresentato la forza di un pensiero identitario di grande intensità, fanaticamente avvinto alle radici iperboree: questo insieme di valori, effettivamente, può ancora oggi costituire un catalogo ideologico e politico di contrapposizione, cui guardare come a una fonte di sanificazione dell’uomo europeo. La Grecia delle origini, la civiltà dorica creatrice di pensiero e organizzazione politica, di volontà e decisione, questa Ellade fatta rinascere nella coscienza, è l’atto primo di una rivolta che Nietzsche pensò e propose come insorgenza contro le degenerazioni della modernità. Il filosofo della “volontà di potenza” lanciò per i tempi avvenire l’idea-forza di un ritorno alle radici che doveva essere essenzialmente una rivoluzione.

Quell’antica civiltà è stata per secoli – anzi, per millenni – sottoposta a sfaldamento, a causa di infiltrazioni di dottrine che Nietzsche giudicò non-europee e anzi anti-europee: il giudeo-cristianesimo, soprattutto, e il suo gemello politico, il liberalismo. L’uno e l’altro furono da lui visti come simmetriche inoculazioni del veleno mentale nelle vene europee. Un male che si chiamava debolezza, spirito arrendevole, malattia morale, bruttura etica, universalismo indifferenziato, uguaglianza senza onore. Le radici dell’Europa, una volta entrate in una fase di accelerato collasso, necessitavano di nuova linfa. Di qui il bisogno di reagire, di rianimare miti e simboli, di attivare volontà e decisione, di mettere in campo concrete strategie di fronteggiamento.

Alla sorgente del pensiero indomabile

Gli elementi reattivi introdotti dal pensiero di Nietzsche, al fine di sovvertire i sovvertitori, hanno rintocchi gravi e gravidi: la figura del Superuomo, la volontà di potenza, la selezione dei migliori, una biopolitica in grado di rigenerare l’uomo europeo dal punto di vista antropologico, culturale ed etico. E infine un piano di rifondazione politica: l’Europa delle avanguardie eroiche e della forza vittoriosa. Ecco che dunque, proprio oggi, nel bel mezzo del caos globalista, rileggere Nietzsche, il “pericoloso” e irriverente Nietzsche, può avere il senso di un riandare alla sorgente del pensiero indomabile, che sempre l’Europa ha saputo coltivare nel suo seno, come un anticorpo a protezione della vita sana, intellettualmente e fisicamente sana, così come l’intese il Solitario di Sils Maria. Al di là di manipolazioni e letture interessate, che attorno al pensiero di Nietzsche si sono a lungo accalcate, rileggere Nietzsche significa spalancare un portone sullo spazio aperto, libero dalle imposizioni e dal coro dei coatti massificati.

Questo è il senso della recente pubblicazione del libro curato da Luca Leonello Rimbotti Friedrich Nietzsche: l’uomo in rivolta, uscito per i tipi della giovane e battagliera casa editrice Passaggio al Bosco, che ormai da anni sta cospargendo la cultura italiana di mine ideali e ideologiche ad alto potenziale di antagonismo contro-culturale. Un piccolo-grande libro, insomma, dentro le cui pagine si agita un bisogno, un grande mito attuale: farla finita coi cedimenti alla modernità progressista, che tutto sporca e degrada. E riattivare l’antico sogno di fierezza e potenza, che fu dei primi costruttori della nostra civiltà.

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