Vediamo perché. Gli analisti che sono sul banco degli imputati non sono dei corrotti che hanno tradito il loro mandato per arricchirsi. Al contrario, gli accusati sono assolutamente funzionali ad un sistema di potere che agisce sopra di loro. Il rating è il voto che queste agenzie danno ai titoli finanziari o ai soggetti economici che emettono i titoli finanziari (come ad esempio gli Stati o le aziende). Nel sistema finanziario internazionale gli stati sono i maggiori debitori in assoluto, le agenzie di rating valutano e classificano i titoli del loro debito in base alla capacità che gli stessi stati dimostrano di fronteggiarli. Esse, dunque hanno un potere straordinario: possono decidere in base ad una serie di report il destino della nazione. Nessun investitore comprerà i titoli di debito pubblico di una “nazione declassata”. Ci si aspetterebbe a questo punto che queste agenzie abbiano un controllo da parte di qualche autorità politica. In realtà le cose non stanno affatto così. Secondo Bloomberg, in Standard & Poor’s: “Il 100% del capitale è flottante, disponibile alla negoziazione sui mercati”. Quindi, tutti possono democraticamente comprarsi qualche azione di S&P’s. Una democrazia economica in cui alcuni sono più uguali degli altri. Passiamo in rassegna questi investitori. Iniziamo con Capital World Investors, il primo azionista e uno dei primi gestori indipendenti di fondi negli Usa, ha il 12,45%. Seguono altre società di asset management come State Street (4,39%), Vanguard (4,22%), BlackRock (3,89%), Oppenheimer Funds (3,84%), T. Rowe (3,36%), un gestore “activist” di fondi hedge come JANA Partners (2,95%), e Ontario Teachers’ Pension Plan Board, il fondo pensione degli insegnanti dell’Ontario, con il 2,27%. Il signor Mc Graw (Harold III) mantiene invece una quota del 3,96% ed è presidente e amministratore delegato della società. Harold McGraw III, è anche membro del Board of Directors della United Technologies (multinazionale statunitense dell’aviazione e armamenti) e membro del Committee on Directors Affairs della Conoco Phillips (colosso del petrolio ed energia).
La Fitch Ratings è di proprietà di Fitch Group, i cui azionisti sono: la francese Fimalac (60%), Hearst Corporation (40%). In pratica gli speculatori decidono i loro investimenti in base agli orientamenti che “le loro agenzie di rating” danno al mercato.
Tornando al processo, a Trani, il pubblico ministero Michele Ruggiero mette sotto inchiesta le agenzie di rating Standard & Poor’s e Fitch, perché con i loro giudizi avrebbero messo sotto pressione i tassi facendo quindi scattare la clausola a favore di Morgan Stanley. Il capodanno del 2012 fu un giorno fausto per la banca d’affari americana. I rischi sull’Italia sono scesi da 4,9 a 1,5 miliardi in tre giorni. La banca americana “diede esecuzione ad alcune modifiche relative alla ristrutturazione di contratti derivati”. Era l’Italia che Mario Monti doveva salvare. Anche se il professore bocconiano pare abbia permesso l’esborso di circa 3,4 miliardi.
In sintesi, l’esito di questo processo (qualunque esso sia) deve essere uno spunto per riflettere sulla sottomissione della politica nei confronti delle strutture della finanza globale.
Salvatore Recupero