Roma, 26 mag – La multinazionale Amazon dal primo maggio scorso ha deciso di modificare la propria politica sulla fiscalità in Europa. La decisione del colosso del web marketing è scaturita in seguito a un’inchiesta lanciata dalla Commissione europea sulla presunta elusione delle tasse da parte di diverse aziende made in USA. Oltre Amazon, nel mirino della commissione, ci sarebbero anche altre catene come ad esempio Google, Apple e Starbucks.
Sono ormai anni infatti che molti giganti statunitensi approfittano delle differenti e confuse regole all’interno della globalizzazione per sfuggire ai propri doveri fiscali. In Europa aziende come Amazon sono riuscite, attraverso un complicatissimo sistema di trasferimenti dei propri ricavi, a dribblare i singoli stati europei. Grazie allo spostamento di denaro verso aziende controllate in Irlanda o in Lussemburgo, dove la tassazione è molto più bassa rispetto ad altri stati appartenenti all’UE, è stato molto semplice per la società di Jeff Bezos aggirare il fisco in molte nazioni.
L’indagine della Commissione europea in particolar modo mirerebbe a verificare se, insieme a Apple, Amazon abbia mai ricevuto un aiuto di stato per i tributi versati rispettivamente in Lussemburgo e Irlanda. Ma sulla decisione di Amazon potrebbe anche aver influito la scelta tattica della Gran Bretagna, che lo scorso anno aveva annunciato il varo di una nuova tassa, entrata in vigore proprio ad aprile. Questo escamotage fiscale utilizzato da Londra, prevede il prelievo del 25% degli utili generati da una società nel Regno Unito, indipendentemente da dove sia situata la sede centrale della multinazionale, contro il 21% applicato generalmente in GB.
Dall’1 maggio, dunque, Amazon ha iniziato a gestire diversamente la sua contabilità per quanto riguarda le attività in Germania, Spagna, Italia e Regno Unito. Anche se la modifica dovrebbe portare al pagamento di più tasse, alcuni esperti del settore si sono dichiarati scettici, sostenendo che in fin dei conti queste società hanno sempre pagato le tasse in Italia o altri paesi ma sulla base di un imponibile da loro determinato.
Fatto sta che l’annuncio di Amazon potrebbe cambiare le cose anche per altre aziende che fino ad ora hanno approfittato della mancanza di un sistema fiscale unico in Europa. La loro condotta è discussa da molto tempo e ha anche portato all’avvio di diverse indagini da parte della Commissione europea, ma il problema è spesso a monte. Se paesi come il Lussemburgo o l’Irlanda non inizieranno mai a lavorare per un cambio delle regole in termini di fiscalità, il problema continuerà a sussistere. In verità però questi due Stati hanno annunciato da tempo di voler modificare parte delle loro leggi che regolamentano le imposte, ma i tempi sembrerebbero piuttosto lunghi e non possiamo escludere che nuove regole potranno continuare a favorire queste grandi società con sede all’estero.
Mauro Pecchia