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Autostrade, da gennaio ritocchi all’insù per i pedaggi

by Filippo Burla
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autostradaRoma, 29 dic – Puntuale ad ogni fine dicembre, anche quest’anno si ripete il balletto attorno agli adeguamenti tariffari sulle tratte autostradali. Come se non bastasse il salasso delle tariffe dei servizi pubblici, anche i concessionari dell’asfalto calano le loro richieste al ministero dei Trasporti. E non sono richieste irrisorie.

Secondo i numeri forniti da Adusbef e Federconsumatori, si va da un minimo di +0.82% per Ativa, l’autostrada Torino-Ivrea-Valle d’Aosta, ad un massimo di +8.28% per l’autostrada dei Parchi, la A24 che collega Roma con Teramo. Fra i due estremi troviamo una serie di aumenti che riguardano la pressoché totalità delle concessioni, con una media che supera il 4%.

Secondo Elio Lannutti e Rosario Trafiletti, presidenti delle due associazioni, le concessionarie autostradali «sono galline dalle uova d’oro che gestiscono monopoli naturali e non possono continuare ad addossare, con la complicità dei governi, i futuri investimenti su utenti e piccole e medie imprese, privatizzando gli utili e socializzando le perdite».

La dinamica della crescita delle tariffe è esponenziale. Secondo calcoli fatti da Sergio Rizzo, dal 1999, anno delle privatizzazioni, il costo dei pedaggi è salito di oltre il 60%, quasi doppiando l’aumento dei prezzi che ferma l’asticella al +37%.

L’anno scorso il ministro Lupi riuscì nell’intento di “calmierare” i rincari a livello del 3.9%, comunque più del triplo del tasso di inflazione generale attestatosi a +1.2%. «La riduzione deriva dall’esigenza di attenuare l’impatto degli incrementi tariffari sull’utenza», aveva sottolineato il titolare del dicastero. «Un vero e proprio gioco delle tre carte -denunciarono invece Lannutti e Trefiletti- quello di concedere aumenti superiori all’inflazione, spacciandoli per risparmi».

«Il primo gennaio non ci saranno aumenti dei pedaggi autostradali superiori all’uno e mezzo per cento», ha rassicurato Lupi intervistato da La Stampa. A fronte di un indice dei prezzi che nell’anno in corso difficilmente supererà lo 0.2-0.3%, significa cinque-sette volte tanto. Un altro record, un’altra rendita di posizione garantita dallo Stato.

Flippo Burla

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