Tornando al caso di partenza, l’uso del tempo verbale passato non è scelta stilistica: è notizia recente, infatti, che Bridgestone torna sui propri passi con la decisione non solo di mantenere l’impianto di Bari, ma di potenziare le linee con investimenti per 31 miliardi di euro. Nello specifico, Bridgestone riconvertirà lo stabilimento garantendo occupazione a 600 addetti, mentre i restanti 350 si vedranno, oltre alla concessione della mobilità, corrisposte 60 mensilità come incentivo.
Conversione sulla via di Damasco? Non proprio, tanto più che non sembra in questo momento proprio una delle strade più sicure del medioriente. L’investimento sarà infatti finanziato al 40% da Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Sorta nel 1999 come Sviluppo Italia, assume l’attuale denominazione nel 2007 e ha come propria missione il favorire l’attrazione di investimenti esteri, sostenere l’innovazione e la crescita del sistema produttivo con particolare riferimento al mezzogiorno.
Nessuna apparizione mistica, dunque, ma ritorno dello Stato a definire un abbozzo di politica industriale. Risulta tuttavia curioso che tale intervento diretto avvenga proprio in concomitanza della crisi di un governo che nelle parole del ministro Saccomanni aveva riaperto la pratica privatizzazioni.
Filippo Burla
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