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Materie prime in caduta libera: ennesimo rischio per la ripresa?

by Filippo Burla
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materie prime commodities

Continua il calo nei prezzi materie prime, trascinate al ribasso dalle difficoltà della Cina


Roma, 29 set – Il referendum greco, la bolla cinese, lo scandalo Volkswagen, il rallentamento della crescita asiatica.

In ultimo, ma non per ultimo, arriva il crollo dei prezzi delle materie prime.

E ce n’è abbastanza per far crollare le borse di mezzo mondo, dall’estremo oriente fino all’Europa.
Non si tratta, in verità, di fenomeni fra loro scollegati. Anzi, gli ultimi due elementi di instabilità procedono praticamente di pari passo. Perché la Cina cresce a ritmi del 7%, ma è anche vero che sta pian piano lasciando sul terreno le percentuali vicine o pari a due cifre di pochi anni fa. Il Dragone si sta in qualche modo stabilizzando e non rappresenta più l’economia dinamica e frizzante capace di trascinare gli acquisti di beni e servizi.
Fra i beni, a spiccare erano soprattutto le materie prime. Pechino ne era ghiotta, per rispondere alle esigenze della sua industria. Ma se gli ordinativi calano – è il ragionamento – allora la Cina avrà sempre meno bisogno di soddisfare una produzione industriale anch’essa alle prese con numeri che non sono più quelli di una volta.

Materie prime Bloomberg commodity index 5 anni

L’indice Bloomberg Commodity Index negli ultimi 5 anni


Secondo il Bloomberg Commodity Index, paniere delle principali materie prime, queste hanno perso da maggio ad oggi quasi il 20% del loro valore. Il calo si fa ancora più evidente se si amplia la prospettiva a quattro anni: dai massimi del 2011 ad oggi il calo è superiore al 50%. Una tendenza al ribasso che, secondo alcuni analisti, potrebbe addirittura durante per vent’anni.
Le conseguenze si sono già fatte sentire. Al di là dei mercati azionari, colossi come l’anglo-svizzera Glencore stanno lasciando sul terreno miliardi in capitalizzazione, rivedendo anche gli investimenti. Shell, ad esempio ha già rinunciato alle promettenti ma costose trivellazioni nell’Artico.

Se da una parte l’economia reale potrà beneficiare di una stagione di prezzi sensibilmente più bassi, è anche vero che la situazione sarà, già a partire dal medio termine, difficilmente sostenibile.

Con il rischio, vista soprattutto l’incertezza, di mettere anche a rischio la tenuta di quel poco di ripresa vista sino ad ora e che proprio dal calo delle materie prime ha beneficiato in larghissima parte.
Filippo Burla

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