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Renzi: "Non decide Ue le nostre tasse". Ma intanto prepara la svendita..

by Filippo Burla
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Renzi Onu

Renzi rivendica autonomia fiscale, ma intanto si presenta agli investitori internazionali con la lista dei compiti a casa.


New York, 29 set – Galeotta fu l’ultima comunicazione da Bruxelles, con la quale la Commissione Europa è tornata lancia in resta a criticare le scelte dell’esecutivo e proporre la sua ricetta in termini di fisco e tasse. A non convincere è la promessa di Renzi di eliminare l’Imu, scelta di fronte alla quale Juncker e soci rilanciano “suggerendo” che meglio sarebbe mantenere l’imposta sulla casa e agire invece sul fronte del costo del lavoro. Una logica da vasi comunicanti che, di fronte ai vincoli di finanza pubblica imposti proprio dall’Ue, porta sempre e comunque a dare con una mano e togliere con l’altra, visto che i margini di crescita sono ancora così stretti da non poter pensare ad alcuna manovra veramente espansiva. Ecco il motivo per i quali, tra l’altro, il bonus Irpef da 80 euro non ha prodotto praticamente alcun effetto.

Renzi però non ci sta e replica seccamente alla Commissione.

“Bruxelles non deve mettere bocca sulle scelte che fa uno Stato. Confermo che aboliremo la tassa sulla prima casa“, ha detto a New York durante una pausa dall’assemblea generale dell’Onu. “Quali tasse ridurre – ha proseguito – lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles. Per molti anni l’Italia ha alzato le imposte venendo incontro all’Europa, questa volta è bene che gli italiani sappiano che decidiamo noi e che riduciamo le tasse. L’Europa faccia il suo mestiere e noi il nostro”. Avanti senza indugi quindi sull’eliminazione dell’Imu, “da ora e per sempre” precisa Renzi.
Uno scatto d’orgoglio, quello di Renzi? Forse, ma c’è dell’altro. Perché in quella pausa dal plenum delle Nazioni Unite, il premier ne ha approfittato per una capatina con alcuni membri del gotha di Wall Street. C’erano Larry Fink, presidente e Ad del fondo Blackrock, John Paulson dell’hedge fund Paulson and Co, Peter Hancock di American Insurance Group, Greg Fleming di Morgan Stanley, Indra Nooyi di Pepsi, il presidente di Bank of America Brian Moynihan.
“Mentre un anno fa gli investitori internazionali ci dicevano che dovevamo fare la riforma del lavoro, quella della Pubblica amministrazione, che non avevamo stabilità con la legge elettorale, oggi che queste cose sono risolte e sono state fatte, le domande sono sulla linea politica europea e sulla linea economica europea. Sono legate ad aspetti che non sono solo italiani. Il fatto che non siamo più il problema dell’Europa è ormai plastico ed è passato”, ha spiegato Renzi, che rivendica i successi del governo: “Un anno fa ero venuto qui con la lista delle cose da fare. Ora il 90% di quelle cose le abbiamo fatte o le stiamo completando. Prima chiedevano all’Italia le riforme. Oggi che la direzione di marcia è molto più chiara, e per alcuni in maniera sorprendente, il nostro Paese è considerato molto più solido e stabile”, ha sottolineato il premier.

Renzi rivendica così, non senza una punta d’orgoglio, di aver fatto i compiti a casa.

Wall Street apprezza: non è un caso che fra i presenti ci fosse anche quel fondo Blackrock fresco primo azionista di Unicredit, insieme ad altri pronti ad aprire il portafogli per investire in Italia.

La strada per la colonizzazione economica e commerciale è lastricata di buone intenzioni.

Filippo Burla

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