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Roma svendesi: insieme ad Atac, pronta la cessione delle Fiere

by Filippo Burla
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fiera romaRoma, 21 dic – Una “exit strategy” a tutto tondo. L’obiettivo? Defilarsi da una serie di società, detenute anche in via indiretta, con lo scopo di snellire la struttura del comune di Roma Capitale.

Il perimetro della razionalizzazione non si limita alle quote possedute in Atac e destinate alla cessione, ma scende più a fondo nel novero delle partecipazioni in capo al Campidoglio. Oggetto del contendere, a questo giro, sono le fiere di Roma. La società Investimenti Spa, che gestisce gli spazi espositivi di via Portuense, è controllata per il 58% dalla Camera di Commercio e per il 21% dal comune, insieme a quote minoritarie di Regione e della società Sviluppo Lazio. E’ proprio il 21% del comune destinato, da ora, ad essere alienato.

«Credo sia venuto il momento in cui Roma concentri i sui sforzi sulle vere funzioni di un Comune, lasciando invece campo alle attività che spettano ai privati», ha affermato il sindaco Ignazio Marino, uscendo da un incontro con il presidente della Camera di Commercio della capitale, Giancarlo Cremonesi. «In un momento così difficile economicamente -ha proseguito Marino- abbiamo costruito il nostro bilancio all’insegna di una radicale riorganizzazione delle spese e degli impegni dell’Amministrazione per concentrarsi sui servizi necessari a questa meravigliosa città. Lo stesso stiamo facendo ora con le società, come la Fiera, in cui la presenza del Comune non è strategica per i romani e che deve cercare una nuova dimensione imprenditoriale». Una «rivoluzione coerente con la mia idea di cambiamento della città e del modo in cui va governata», ha concluso il sindaco.

Sul piatto si trovano, tuttavia, non solo Atac e Investimenti. Sono infatti destinate a rientrare anche altre partecipate come il Centro Agroalimentare, Il Centro Ingrosso Fiori e Alta Roma, quest’ultima impegnata nella valorizzazione e promozione della moda nazionale. Nessuna spiegazione viene data sul merito delle scelte, vale a dire sulla base di quali variabili o indicatori una società comunale è strategica o meno. Invece che di rivoluzione, sarebbe forse più indicato parlare di confusa ritirata. Con il conseguente elevato rischio che, a seguito degli scandali che hanno travolto la capitale negli ultimi giorni, nella ricerca di una non meglio precisata razionalità amministrativa si butti il classico bambino con l’acqua sporca.

Filippo Burla

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