Roma, 30 apr – I primi segnali dell’anno erano stati parzialmente incoraggianti, se di incoraggiamento si può parlare viste le percentuali da prefisso. Il varo del Jobs Act, operativo in termini di applicazione sui contratti di lavoro a partire da marzo, doveva inoltre -nelle intenzioni del governo- dare quella spinta in più alla ripresa dell’occupazione. Così non è stato, e la disoccupazione è tornata a crescere.
A segnalarlo è l’Istat, nelle sue rilevazioni periodiche. “Dopo il calo del mese di febbraio, a marzo 2015 gli occupati diminuiscono dello 0,3%”, spiegano dall’istituto di statistica, con il tasso di occupazione che scende al 55.5%. Numeri in negativo anche per quanto riguarda la disoccupazione, che cresce dell’1.6% su base mensile e dello 0.2% rispetto a marzo 2014. Il tasso dei senza lavoro raggiunge così la poco lusinghiera cifra del 13%, la più alta da novembre scorso.
I dati sono resi ancora più allarmanti dal fatto che è diminuito, su base sia mensile che annuale, il numero degli inattivi, coloro cioé che non lavorano né sono alla ricerca di un contratto. Sono il 36% del totale. I numeri positivi dell’autunno scorso erano da ascriversi proprio al loro andamento: diminuendo gli inattivi, spiegava l’Istat, aumentava il rapporto che conduce alla definizione del tasso di occupazione, anche in presenza di un contemporaneo e (solo apparentemente) inspiegabile aumento anche della disoccupazione. In questo caso, invece, diminuiscono gli inattivi e pure gli occupati.
Non sembra infine aver intrapreso una china diversa anche la dinamica della disoccupazione giovanile, che a marzo riprendere a correre con un +0.3% rispetto a febbraio, portandosi così al 43.1%.
Filippo Burla