
Atene, 15 lug – I giorni del referendum e dell’eccitazione per il grande “No” all’Unione Europea e alla Troika sono ormai alle spalle, traditi dalla genuflessione di Tsipras ai voleri dei creditori internazionali. E stasera si vota di nuovo.
Nessun appello al popolo questa volta, ma trasformismo e ricerca di nuove maggioranze parlamentari per approvare il pacchetto di riforme richiesto entro pochi giorni. “Quello raggiunto all’Eurosummit dopo 17 ore di negoziati è stato un accordo difficile, ma, a differenza di quello proposto il 25 giugno, non porta ad un’impasse e può fare uscire la Grecia dalla crisi”, ha provato a spiegare il leader di Syriza un po’ goffamente, nell’ultimo tentativo di serrare le fila. Tentativo difficile, visto che la minoranza interna al suo partito è spaccata e può togliere i voti necessari. Sul tavolo ci sono la riforma delle pensioni (anche se non è detto che il capitolo sull’abolizione delle baby pensioni verrà inserito), il nuovo codice di procedura civile, il riordino -con aumenti variegati- del sistema fiscale, la cessione degli asset pubblici ad un fondo per la loro privatizzazione. Tutte misure che l’ala più radicale di Syriza non è disposta ad accettare.
Serviranno così i voti degli alleati di Anel, i greci indipendenti che da gennaio sostengono l’esecutivo in modo silenzioso. I numeri potrebbero però non bastare, ed ecco che allora si rendono necessarie le aperture agli ex partiti di governo Nea Dimokratia e Pasok, che da sempre sposano una linea convintamente europeista.
Se per il voto -atteso per stanotte- non dovrebbero esservi particolari problematiche, queste sorgono invece sul medio termine. L’approvazione è infatti solo il primo passaggio e la tenuta dell’esecutivo andrà valutata anche successivamente, quando cioè si tratterà di dare corso all’attuazione delle misure. In questo caso la maggioranza di “unità nazionale” non è detto che si ricompatti ad ogni votazione, aprendo la strada ad ogni ipotesi. Compresa quella di governo tecnico pronto a recepire ad occhi chiusi tutte le indicazioni provenienti da Bruxelles e Francoforte. Come già accaduto, non troppo tempo fa, anche in Italia.
Filippo Burla
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