Roma, 21 gen – Dopo settimane di verifiche e riunioni tra Presidenza del Consiglio, ministeri dell’Economia dello Sviluppo volte alla valutazione sulle coperture e all’approfondimento di alcuni aspetti legati alla norma, ieri il cosiddetto investment compact, è approdato al consiglio dei Ministri per un primo esame.
L’obiettivo dichiarato del decreto legge, che sarà composto da circa venti articoli, è quello di attrarre investitori stranieri e, secondo il premier Matteo Renzi, favorire la ripresa economica delle imprese.
Il CdM, previsto per le 13.00 e slittato alle 15.00, ha dato il via libera a gran parte dei provvedimenti inizialmente previsti, dalla bozza della norma.
Le norme approvate riguardano il Tax ruling, il credito alle imprese e le “newco” per le imprese in crisi temporanea. E’ stato confermata, inoltre, la modifica riguardante le banche popolari.
Per quanto riguarda il primo fronte, la norma prevede che i grandi investitori con progetti pluriennali di 500 milioni di euro e tranche annuali minime di 100 milioni, possano accordarsi con lo Stato al fine di garantire una stabilità normativa in ambito fiscale, ovvero il congelamento della normativa fiscale per tutta la durata del piano di investimento. Quella del Tax Ruling, è di certo una norma di civiltà che andrebbe estesa a tutto il panorama dei contribuenti/investitori ma, per come è stata concepita, è destinata soltanto ai fondi sovrani mediorientali, ai grandi fondi di private equity Usa, ai fondi di investimento cinesi e pochissimi altri.
In relazione alla garanzia pubblica sui crediti delle banche che il governo demanda al Fondo centrale di garanzia, l’obiettivo dichiarato di Renzi è di spingere al massimo la cartolarizzazione dei crediti delle Pmi e rientrare nel programma di acquisto di Asset-backed securities della Bce, con il rischio però, in caso di default dei debitori, di scaricare le eventuali perdite sulla collettività.
Infine per le imprese gravate da squilibri finanziari o patrimoniali temporanei, il provvedimento regola la creazione di nuove società destinate ad “intraprendere iniziative e progetti di investimento per il rilancio di imprese industriali o grandi gruppi di imprese italiane con un numero di addetti non inferiore a 150”. Anche l’Ilva potrebbe sfruttare la nuova normativa.
Domenico Trovato