Roma, 21 gen – Nazionalisti per Tsipras. Potrebbe essere questo il prossimo cartello elettorale sotto cui riunire le destre europee, a quanto pare. Il candidato della sinistra greca, dato per favorito nelle elezioni elleniche di domenica, sta raccogliendo in queste ore il sostegno inaspettato di vari esponenti degli schieramenti teoricamente opposti.
L’ultima in ordine di tempo è stata Giorgia Meloni. “Non condivido nulla – ha detto – del programma di Tsipras e delle sue idee. Ma sogno un’Europa di popoli liberi e sovrani. Un’Europa delle Patrie e delle Nazioni che cambi questa Unione Europea delle lobby finanziarie e dei poteri forti. Per questo, a lui e al suo movimento, va il mio sincero in bocca al lupo per le elezioni in Grecia”, ha detto la presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.
In realtà il discorso non è molto chiaro: se non si condivide nulla del programma e delle idee di qualcuno, che senso ha lanciare un “in bocca al lupo”? È una sorta di inno al fair play, stile “l’importante è divertirsi”? Ma allora dovrebbe valere per tutti, non solo per il leader di Syriza.
La Meloni, tuttavia, segue, con maggiore timidezza, la boutade di Marine Le Pen, che ieri a Le Monde ha dichiarato di “sperare nella vittoria di Syriza”. Agli scettici, la leader del Front national ha ribadito: “Sono perfettamente coerente. Questo non fa certo di me una militante di estrema sinistra! Noi non siamo d’accordo con tutto il loro programma, soprattutto sul piano dell’immigrazione. Ma noi gioiremo di una loro vittoria”. Per chi non avesse capito l’antifona, la Le Pen ha aggiunto che in paesi come Spagna e Grecia, dove “non c’è un equivalente del Front national, è l’estrema sinistra che prende il nostro posto”.
Ora, che politici tradizionalmente posizionati a destra (collocazione che la Meloni, a differenza della Le Pen, rivendica) possano essere in consonanza con movimenti di sinistra è cosa che ormai può sorprendere solo qualche bigotto. Lo stesso Salvini si è recentemente dichiarato “più a sinistra di Renzi” (mentre a Ballarò si è saggiamente defilato dalla domanda su Tsipras).
Non c’è nulla di male, va anzi benedetta la commistione post-ideologica dei contenuti, in vista di una politica autenticamente populista. Che Tsipras possa essere un interlocutore in questa dinamica è discutibile, essendo il politico greco in realtà assai tiepido nella contestazione delle oligarchie che opprimono i popoli europei, quello greco in primis. Ma non è neanche questo il punto.
Il punto è che queste dichiarazioni hanno l’unico scopo di marcare la distanza da Alba Dorata. Ovviamente nessuno è obbligato a condividere il programma, le idee, lo stile, il linguaggio di Chrysì Augì. Ma questa ossessiva, spasmodica, sospetta ricerca della presa di distanza lascia a dir poco perplessi.
Alba Dorata ha un’intera classe dirigente in carcere con accuse quanto meno fumose. Ha i finanziamenti bloccati. Ha subito un attentato terroristico che ha causato la morte di due ragazzi. Se proprio non si vuole rendere omaggio alla sua tenacia, al suo coraggio, al tributo pesantissimo che sta pagando, come imporrebbe il galateo prima ancora che la strategia politica, ci si faccia almeno gli affari propri.
Ma questa rincorsa all’accreditamento tramite dissociazione non rende onore a chi la pratica e comunque non pagherà: Marine Le Pen viene tuttora considerata sic et simpliciter nazista dai suoi avversari, mentre molti fra i suoi simpatizzanti, per quanto possano apprezzare la fuoriclasse della politica che ieri sera ha messo al suo posto D’Alema sul La7 con argomenti e con classe, cominciano a domandarsi se da qui alle elezioni del 2017 il Front national, continuando di questo passo, non abbia fatto in tempo a diventare la brutta copia dei suoi nemici.
Adriano Scianca