Roma, 31 gen – Nel “Rapporto Italia 2015” di Eurispes, la cui sintesi è stata appena pubblicata, relativo alle opinioni, la fiducia e le speranze degli Italiani, emerge un dato scioccante: il 72,3% degli Italiani sostiene di nutrire poca o pochissima fiducia nelle istituzioni europee, e il 55,5% di questi – il 40,1% del totale cioè quattro Italiani su dieci – pensano che l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro. Dato, quest’ultimo, tanto più significativo in quanto soltanto un anno fa la relativa percentuale era del 25,7%, ossia due italiani e mezzo su dieci.
In altre parole, partendo da una percentuale già ragguardevole, in un solo anno dominato dal governo Renzi il desiderio del ritorno alla piena sovranità monetaria, quindi di abbandonare l’Euro, è cresciuto in assoluto di ulteriori 15 punti percentuali, e in termini relativi del 56%, avviandosi probabilmente a diventare sentimento dominante per la maggioranza assoluta dei nostri connazionali.
Nonostante il poderoso sbarramento di fuoco mediatico messo in campo da tutta la stampa filo-governativa, questo dato da solo basterebbe a spiegare l’inarrestabile crescita di consensi per Matteo Salvini, che dell’uscita dall’Euro e del ritorno alla sovranità monetaria aveva fatto la bandiera delle ultime elezioni europee, e per movimenti sociali e politici come CasaPound Italia, che aveva inaugurato il 2014 con la simbolica rimozione della bandiera della Unione Europea dalla relativa rappresentanza romana.
Il sentimento anti-euro degli Italiani non nasce dal nulla, o dalla propaganda controcorrente di alcune forze politiche, piuttosto dall’oggettiva degradazione delle condizioni economiche e di vita della popolazione: emerge infatti che nel giro di un anno la condizione economica delle famiglie è peggiorata nel 76,7% dei casi. Con un aumento di 16,4 punti percentuali rispetto al 2014, quest’anno il numero di quanti non riescono ad arrivare alla fine del mese con le proprie entrate si attesta al 47,2%, vale a dire quasi la metà degli Italiani. Moltissimi sono costretti ad usare i propri risparmi per far quadrare i conti: il 62,8% (in forte aumento rispetto al 51,8% di un anno fa).
I costi per l’abitazione costituiscono un serio problema economico: il 73,1% di chi ha contratto un mutuo per l’acquisto della casa ha difficoltà a pagare le rate, così come il 69,6% di chi è in affitto non riesce a pagare regolarmente il canone.
Oltre un terzo del campione (34,4%) ha difficoltà a pagare le spese per i trasporti, mentre un preoccupante 40,9% non ce la fa ad affrontare il costo delle spese mediche. Riuscire a risparmiare qualcosa in futuro è un miraggio per 8 italiani su 10.
Come è vero che un popolo che non si indebita fa rabbia agli usurai, è vero anche l’opposto: in aumento anche il rischio usura e il numero di quanti riferiscono di avere chiesto nell’ultimo anno soldi in prestito da privati che non siano parenti o amici, non potendo accedere a prestiti bancari. Un balzo dal 10,1% dell’anno scorso al 15,5% di quest’anno, un dato – questo – che per il suo carattere “sensibile” è probabilmente e dolorosamente sottostimato, come puntualizza l’istituto di ricerche sociali e statistiche, precisando che questa tragedia interessa sempre più persone a reddito fisso.
Se il presente è vissuto a tinte fosche, non va meglio rispetto alla percezione del futuro. Quasi 9 italiani su 10 (88,1%) ritengono che la situazione economica del nostro Paese sia peggiorata nel corso dell’ultimo anno e i pessimisti su una ripresa nel corso di quest’anno continuano ad aumentare (+10,1%, attestandosi al 55,7%, contro il 45,6% del 2014). Circa un terzo del campione (33,9%) pensa invece che la situazione resterà stabile mentre sono pochissimi gli ottimisti: solo per il 4,6% ritiene che la situazione migliorerà contro l’8,2% di chi lo scorso anno manifestava sicurezza in questo senso.
La straripante burocrazia rappresenta un’altra spina nel fianco degli Italiani: “Mentre l’economia va a rotoli e la società vive un pericoloso processo di disarticolazione – dichiara il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – assistiamo al trionfo di un apparato burocratico onnipotente e pervasivo in grado di controllare ogni momento e ogni passaggio della nostra vita”.
Secondo il Presidente dell’Eurispes: “Con l’incredibile incremento della produzione legislativa necessaria a regolare la nuova complessità sociale ed economica, la burocrazia da esecutore si è trasformata prima in attore, poi in protagonista, poi ancora in casta e, infine, in vero e proprio potere al pari, se non al di sopra, di quello politico, economico, giudiziario, legislativo, esecutivo, dell’informazione”.
Una burocrazia che, secondo Fara, si è fatta essa stessa politica, guadagnando un ruolo che non le è proprio in conseguenza della perdita di credibilità della politica e della sua capacità di rispondere ai cambiamenti sociali e culturali, alle sfide economiche, alla complessità e alla globalizzazione.
Considerazioni, queste, che sanno tanto di politica relegata al ruolo marginale di servitrice degli interessi finanziari e bancari sovranazionali, i quali attraverso l’aumento praticamente illimitato della tassazione costringono i contribuenti a richiedere una quantità di denaro sempre maggiore, con l’effetto inevitabile di deprimere l’economia reale produttiva e, all’opposto, di arricchire sempre più l’olimpo parassitario dell’intoccabile 1% al vertice.
Fisco e burocrazia stanno distruggendo il Paese. “L’Italia – conclude il Presidente dell’Eurispes – è ormai come l’uroboro descritto qualche tempo fa da Gustavo Zagrebelsky. L’uroboro è l’immagine mitologica del serpente che mangia la sua coda nutrendosi di se stesso.”
Si comprende allora come una proposta apparentemente improbabile come quella della flat tax al 15% proposta da Salvini, che richiederebbe una legge di revisione costituzionale e quindi un governo coraggioso e realmente sovrano, sia suscettibile di attirare ulteriori e vasti consensi a fronte del drammatico fallimento degli ultimi governi e – e più di ogni altro – del governo in carica che, infatti, raccoglie un risibile tasso di fiducia del 18,9%, facendo così il paio con quello di un Parlamento esautorato di ogni funzione reale, che supera appena il 10% (-6% rispetto all’anno scorso).
Rimandando alla sintesi completa del rapporto per un approfondimento, concludiamo con la chiosa del Presidente dell’Eurispes: “I nostri partner europei, al di là delle esternazioni ufficiali, vogliono veramente un’Italia più forte, più moderna, più concentrata nella valorizzazione dei propri asset, più appetibile sul piano economico e finanziario, più autorevole e presente sulla scena internazionale?”. La risposta, purtroppo, ci appare ovvia e scontata.
Francesco Meneguzzo