Roma, 6 nov – Torna, di nuovo, a salire la disoccupazione giovanile. E lo fa toccando i massimi da due anni, relegando l’Italia ai bassifondi delle (poco invidiabili) classifiche europee. Con il risultato che quasi un ragazzo su tre, in Italia, è attualmente senza lavoro.
Cala la disoccupazione, ma sono sempre tanti gli inattivi
Gli ultimi dati sul lavoro, pubblicati pochi giorni fa dall’Istat, restituiscono un quadro che ancora risente dei lockdown del 2020. Perché è vero che la disoccupazione a settembre si consolida al di sotto dei 10 punti percentuali (9,2%), ma è altrettanto vero che rimane stabile e su livelli elevati (per quanto in leggera riduzione) il numero degli inattivi. Circostanza, quest’ultima, che droga il primo dato perché fa “uscire” dalla statistica chi sarebbe disponibile a lavorare ma rinuncia a cercare un impiego: una tendenza già osservata negli scorsi mesi. Tanto che “rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020) il numero di occupati è inferiore di oltre 300 mila unità”, si legge nella nota diffusa dall’Istituto.
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Disoccupazione giovanile ai massimi dal pre-pandemia
Al di là della questione di “metodo”, rimane drammatico il dato della disoccupazione giovanile. Questa fa segnare un balzo dal 28 al 29,8% che, escludendo per ovvi motivi l’anno passato, la riporta indietro su livelli che non si registravano dal periodo a cavallo tra 2018 e 2019. Numeri che ci fanno piombare in penultima posizione sia nei confronti del resto dell’eurozona che dell’Ue a 27, dove si colloca attorno al 16%. Peggio di noi, con il 30,6% (comunque in calo) fa solo la Spagna, mentre addirittura ci supera la Grecia che passa dal 32,8% di agosto al 24,5% di settembre. Ponendo, in ultima analisi, un annoso quesito: è davvero il caso di spingere sull’aumento dell’età pensionabile, rinviando ulteriormente il ricambio generazionale sia nel privato che nel pubblico?
Filippo Burla
1 commento
Per forza.
Pretendono tutti di fare l’università che ormai è solo garanzia di disoccupazione.
Nessuno vuole più fare lavori utili e remunerativi tipo elettricista, idraulico, maccanico.
Poi vanno a fare i baristi all’estero perché qui si vergognano e almeno all’estero nessuno li conosce.
Sono schifato dalle nuove generazioni.