Roma, 29 nov – Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha presieduto il National Strategy Day on Italy, un incontro con investitori italiani e stranieri organizzato dal World Economic Forum, per “mettere in vetrina” il “sistema Italia” al fine di attirare le grandi imprese estere ad investire nel grande discount Italia.
All’evento erano presenti il figlio di George Soros della Soros Funds, Robert Soros, i top manager del gigante bancario inglese Hsbc, di Lulu Group, grande catena di supermercati degli Emirati Arabi, della banca norvegese Dnb, del gruppo di tlc russo Vimpelcom proprietario di Wind, di Hcl Technologies (società indiana di servizi IT globali), di un altro gruppo immobiliare indiano Rmz Corporation, del gruppo finanziario giapponese Mitsui, del gruppo editoriale turco Dogan, insieme ad altri manager provenienti da 14 stati.
La Saeco, storica fabbrica bolognese produttrice di macchine per il caffè che dal 2009 è passata di proprietà alla multinazionale olandese Philips, ha annunciato il licenziamento di 243 dipendenti su 558. La Philips ha motivato la scelta di dimezzare la produzione italiana, concentrandosi interamente su quella rumena, per via di un calo radicale del mercato e delle vendite e una tassazione troppo alta in Italia.
In piena “Ripresa economica”, così almeno la chiamano dalle parti di Montecitorio, ci troviamo a svendere i nostri fiori all’occhiello alle corteggiate multinazionali, per poi però salutarle per sempre con uno struggente addio quando abbandonano la nave prima che affondi. Ma c’è poco da meravigliarsi, questa è la loro natura: le multinazionali navigano in acque internazionali cambiando bandiera a seconda di dove soffia il gelido vento dei mercati, sono senza etica e patria, e ragionano esclusivamente in termini di costi e convenienze.
Ecco quindi che ci troviamo di fronte all’ennesimo “grande” esempio della funzionalità di riforme come il Jobs Act, che il premier Renzi ha avuto ancora una volta il coraggio di esaltare all’incontro con gli investitori, come prova dell’impegno del Governo a rimuovere le debolezze e gli ostacoli segnalati dal World Economic Forum. Una scelta addolcita da una quantità di vasellina che nell’immediato porterà sì alla creazione di nuovi posti di lavoro grazie agli investitori venuti a “salvarci” dalla crisi, ma che in realtà significa consegnare parti importanti dell’economia nazionale a un turismo imprenditoriale, badando di essere sempre servili con loro per non farli scappar via.
Andrea Bonazza