Nessuna riflessione sulle conseguenze che tale misura addurrà all’economia olivicola europea, nessuna levata di scudi da parte delle istituzioni italiane o dalle associazioni di categoria. Al contrario, il ministro degli esteri Paolo Gentiloni all’indomani della visita del leader Essid a Bruxelles spiegava come l’Italia fosse “uno dei Paesi più impegnati nel sostenere economicamente la Tunisia e mantenere la sicurezza delle sue frontiere”, evidentemente senza ottenere grossi risultati. Gentiloni, inoltre, specificava che “mischiando mele con pere si arriva a un contributo totale di circa 91 milioni di euro” e ancora sottolineava “l’accordo fra le casse depositi e prestiti dei due stati, finalizzato alla creazione di un fondo di sostegno per le piccole e medie imprese tunisine”. Con buona pace delle equivalenti aziende nostrane, che un accordo del genere lo auspicano da anni e che devono scontrarsi con la realtà della pressione fiscale altissima, dei costi di produzione elevati e della concorrenza sleale alimentata e foraggiata dalle nostre stesse istituzioni.
Francesco Pezzuto
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