“La Grecia, in quando membro dell’eurozona, è impegnata alla ricerca di una soluzione condivisa fra i partner, con l’obiettivo di rafforzare la nostra unione monetaria”. Così aveva esordito Varoufakis alla prima riunione dell’eurogruppo, dopo il quale i toni si erano fatti -forse solo all’apparenza– elevati.
Nel dibattito in corso è intervenuto anche Jack Lew, segretario americano al Tesoro, che ha fatto pressioni sul suo omologo greco perché si giungesse ad un accordo rapido. “L’incertezza non è una cosa buona per l’Europa”, ha spiegato. L’intervento sembra aver sortito un qualche effetto, se alla fine sembra essersi convinto anche Tsipras: “Siamo a un punto cruciale, con questi negoziati abbiamo inviato delle proposte e ci auguriamo di superare l’ostacolo”.
L’accordo che verrà proposto è, al momento, un modo per prendere del margine: “La via è quella di un’estensione del programma di aiuto in corso, poi ci sarà la flessibilità per discutere le condizioni”, ha spiegato Vladis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue. I prestiti per puntellare le finanze di Atene quindi ci saranno, ma per Bruxelles dovranno partire dall’attuale programma di austerità e solo successivamente trattare su eventuali aggiustamenti. Sei mesi di tempo, poi si vedrà: la presunta rivoluzione di Tsipras sembra rischiare il naufragio già al primo scoglio.
Filippo Burla