Roma, 4 feb – A separare Mario Draghi da Palazzo Chigi ci sono le consultazioni. L’ex numero 1 della Bce nelle prossime ore dovrà prima superare l’impasse che vede forti tensioni in seno ai partiti sia di maggioranza che dell’opposizione prima di poter sciogliere la riserva del mandato conferitogli da Mattarella. Nel caso in cui si dovesse formare un’eterogenea maggioranza, per usare un eufemismo, gli obiettivi prefissati da Draghi sono ormai noti. Oltre ad organizzare il piano vaccinale, Draghi dovrà coniugare la gestione dei miliardi Ue con quella di una vera e propria bomba sociale pronta ad esplodere: lo sblocco dei licenziamenti previsto per marzo.
Il documento del Gruppo dei Trenta: un’anteprima del programma di Draghi
Quale sarà l’eventuale programma che Draghi presenterebbe alle Camere per ottenerne la fiducia? Una possibile anticipazione è data dal documento del Gruppo dei Trenta dello scorso dicembre. Per intenderci un think tank di accademici e dell’alta finanza speculativa come il Club Bilderberg e la Commissione Trilaterale. Presieduto proprio da Draghi. In questo dossier vengono date delle linee guida ai governi per sostenere il business delle aziende nella fase di ripresa post pandemica. O meglio per sostenerne la liquidazione sarebbe più corretto.
Ristori solo a chi non è destinato al fallimento
Secondo il Gruppo dei Trenta i governi non dovrebbero continuare a ristorare le “aziende zombie”, cioè quelle destinate a fallire non appena i sussidi verranno interrotti. Dovrebbero invece- secondo gli analisti- “incoraggiare aggiustamenti nel mercato del lavoro, […] che richiederanno che alcuni lavoratori dovranno cambiare azienda o settore, con appropriati percorsi di riqualificazione e assistenza economica”. In pratica Draghi boccia il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione proponendo più libero mercato.
Una ricetta economica che equivale a un reset. La stessa che l’altro Mario, Monti, qualche settimana fa propose a Conte come condizioni per rinnovare la fiducia al premier. Il resto è cronaca.
Meno bonus e più “investimenti a più alto rendimento”
Nel documento il Gruppo dei Trenta auspica uno spostamento delle risorse dai sussidi verso “investimenti a più alto rendimento”. Ma cosa si intende con questa espressione? La risposta va ricercata nella versione aggiornata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentata dall’ormai ex governo Conte il 13 gennaio, riportata dall’Osservatorio conti pubblici italiani. Nel quale i soldi del Recovery Fund destinati a ristorare i settori in difficoltà hanno visto un calo favorendo le risorse destinate agli investimenti aumentate del 70% del totale. Investimenti anch’essi ormai noti, che andranno, secondo le priorità trapelate dalle bozze del Recovery Plan, verso la digitalizzazione e la transizione ecologica.
Draghi? Da 30 anni il liquidatore dell’economia italiana
Alla luce delle velleità del Gruppo dei Trenta, di cui l’ex governatore della Bce è presidente, si può tranquillamente giungere a questa conclusione: votare la fiducia ad un governo di Draghi significherà molto probabilmente mettere l’Italia nelle mani di un liquidatore. A differenza di quanto il mainstream voglia far credere, Draghi difficilmente sarà quello che a marzo, sulle colonne del Financial Times, si redimeva dalla teoria dell’austerità, le cui conseguenze paghiamo ancora oggi. Per non parlare dei greci.
Draghi asseriva che in caso di emergenza, come la pandemia scoppiata un anno fa, lo stato poteva indebitarsi. E’ qui però che vi è l’inganno. Indebitarsi con chi e come? Come evidenziato, per Draghi esiste un debito buono, che fa rima con il reset totale della nostra economia e un debito cattivo che è quello fatto per sostenere le Pmi che rappresentano la stragrande maggioranza del nostro tessuto economico. Dunque, nel caso in cui Draghi riuscisse a formare un esecutivo, come ha già fatto negli ultimi 30 anni, sarà pronto a svendere di nuovo l’Italia?
Riccardo Natale
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