Roma, 26 gen – C’era chi ne parlava come della fine della civiltà occidentale, chi pronosticava il collasso della Premier League e la fuga dei migliori calciatori all’estero, chi arrivava addirittura ad ipotizzare scenari da Zimbabwe per il futuro della Gran Bretagna. La lunga marcia Brexit non ha mai smesso di regalare picchi di ilarità, tutti puntualmente smentiti dai fatti. In special modo per quanto riguarda le previsioni sul futuro sviluppo di Londra.
Ma quali timori di Brexit: crescita record
Se è vero che in economia le aspettative giocano un ruolo cruciale, allora dobbiamo riconoscere che il post-referendum è stato un periodo di euforia. La disoccupazione è scesa al di sotto del 4% e la crescita del Pil, a parte una piccola frenata nel secondo trimestre dello 2019, ha sempre oscillato attorno ad un solido +1,5%, permettendole di recuperare parte della distanza con i livelli pre-crisi.
La Brexit ancora non si è compiuta e ci vorranno mesi perché dispieghi i suoi effetti, ma anche per quest’anno i numeri sembrano raccontare una storia molto diversa rispetto al catastrofismo a buon mercato. A confermarlo è nientemeno che il Fondo monetario internazionale, che per il 2020 prevede una crescita del +1,4%, in aumento rispetto al +1,3% registrato l’anno appena chiuso. Meglio ancora l’economia britannica farà nel 2021: +1,5%. Una prestazione forse non stratosferica, ma sufficiente a collocare la Gran Bretagna al terzo posto fra le economie del G7, appena dietro a Stati Uniti e Canada. Ad essere “battute” sono tutte le nazioni dell’eurozona, staccate di misura dalla performance dei sudditi di sua maestà.
Non solo. Stando ad un recente sondaggio condotto dalla società di consulenza Pwc, le più importanti aziende europee guardando con estremo interesse al mercato d’oltremanica, indicandolo come importante snodo-chiave in termini di sviluppo ed investimenti. La (Br)exit, insomma, sembra fare paura solo a chi non ce l’ha.
Filippo Burla
8 comments
A parte del pressappochismo delle previsioni, egoisticamente parlando, oggi come oggi, mi interessa conoscere il destino dell’eurozona senza la Gran Bretagna, piuttosto che quello della Gran Bretagna senza l’eurozona.
I loro nonni e bisnonni non si sono fatti spaventare dalle Armate del Kaiser e poi da quelle del Terzo Reich e decisero di resistere nonostante i terribili bombardamenti dei dirigibili Zeppelin e venticinque anni dopo dei bombardieri Dornier… Figurarsi se ora i loro nipoti avrebbero accettato di sottomettersi ai pagliacci dello pseudo-parlamento di Bruxelles!
L’ Europa di oggi è una area semilibera, soprattutto culturalmente, dalla quale la Gran Bretagna esce verso maggiore e diversa libertà… E’ più facile “vincere” scappando che lottare, anche contro i propri errori.
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