Home » Come 10 anni di tassi d’interesse bassi hanno cambiato il mondo del risparmio

Come 10 anni di tassi d’interesse bassi hanno cambiato il mondo del risparmio

by Claudio Freschi
2 comments

Roma, 28 lug – E’ passato più di un decennio dall’inizio della grande crisi del credito, che ha trascinato il mondo occidentale in una gravissima recessione. All’epoca le banche centrali reagirono con gli strumenti a loro disposizione per fronteggiare la crisi economica, ovvero tagliando in maniera decisa i tassi d’interesse. Basti pensare che il tasso ufficiale della Banca Centrale Europea a ottobre 2008 era al 4,25%, sette mesi dopo era attestato all’1% con una serie di tagli senza precedenti. Discorso lievemente diverso per la Federal Reserve americana il cui tasso era già basso allo scoppiare della crisi, in seguito ad un ciclo economico già maturo, ma che comunque passò dall’1% allo 0,25% in tre mesi.

Da allora sono in molti ogni anno a pronosticare una decisa inversione di rotta con una ripresa della salita dei tassi, ma di fatto veniamo da 10 anni in cui possiamo senz’altro considerare i tassi ufficiali come decisamente bassi. In effetti l’istituto centrale americano ha provato a riportare gli Stati Uniti ad un regime di tassi alti, alzando per 9 volte i tassi dal 2015, ma ora sembra pronta ad effettuare nuovi tagli per cercare di allontanare lo spettro di una nuova recessione.

Tassi d’interesse: un cambiamento epocale

Cerchiamo di capire come questa situazione ha cambiato in maniera radicale le aspettative di lungo termine di una intera generazione di investitori e risparmiatori.

Sicuramente tutto questo denaro a buon mercato ha favorito chi aveva necessità di finanziarsi potendolo fare a tassi convenienti, aziende e Stati hanno così cercato di contrarre prestiti a lungo termine, bloccando i tassi d’interesse per periodi di tempo anche molto considerevoli; ad esempio l’Austria ha emesso un titolo di Stato con scadenza a 100 anni ad un tasso pari a 1,171%, ed anche aziende come la Microsoft hanno immesso sul mercato obbligazioni con durata 40 anni.

Se da un lato il mercato dei capitali a basso costo ha sicuramente aiutato l’economia, non tutti i soggetti ne hanno tratto benefici diretti.

Per le banche la diminuzione dei tassi a lungo termine non è stata sicuramente un vantaggio in quanto le aziende di credito tendono a impiegare i denari raccolti a breve termine in operazioni a lungo termine. Ad esempio quando le banche pagavano l’1% sui conti correnti raccogliendo denaro, e lo prestavano attraverso mutui al 5%, avevano una situazione patrimoniale decisamente migliore di quella odierna dove la raccolta viene pagata poco o letteralmente nulla (conti correnti non remunerati) ma allo stesso tempo i tassi sugli impieghi sono molto bassi (mutui al 2%). Se questa situazione non ha cancellato la capacità delle aziende di credito di generare profitti, di certo ne ha modificato in maniera sensibile le modalità di gestione e ha messo in pericolo la stabilità delle banche meno solide.

Rendimenti in caduta libera

Allo stesso modo i risparmiatori hanno cambiato radicalmente le loro abitudini. Se fino ad un decennio fa non era difficile trovare, almeno in Europa, banche che remuneravano fino al 3% i depositi in conto corrente, rendendo di fatto questo servizio un investimento, oggi la situazione è tale per cui chiunque abbia della liquidità deve trovare delle soluzioni alternative se mira ad ottenere una qualsivoglia forma di rendimento, dato che mediamente i tassi d’interesse sui conti correnti sono pari a zero se non negativi.

Ma anche sul mercato del reddito fisso ovvero obbligazioni e titoli di stato, tanto amato soprattutto in Italia, la situazione per l’investitore è comunque notevolmente peggiorata, trovandosi a dover allungare moltissimo le scadenze dei propri investimenti per arrivare a remunerazioni accettabili.

Questo ha portato ad un altro effetto collaterale. La spasmodica ricerca di rendimento ha portato gli investitori a modificare il grado di rischio dei propri investimenti non sempre in maniera perfettamente consapevole. La caccia al tesoro dei rendimenti riguarda non solo i piccoli risparmiatori ma soprattutto società di gestione del risparmio, fondi comuni, banche e assicurazioni, che spesso accettano di accollarsi rischi anche molto elevati al fine di retribuire in qualche modo i patrimoni che hanno in gestione, con il pericolo di dare vita a potenziali bolle speculative che una volta scoppiate innescherebbero pericolosi circoli viziosi.

Le dinamiche future

Probabilmente i governatori delle banche centrali sarebbero contenti di tornare magicamente ad una situazione di tassi d’interesse più alti, in quanto avrebbero più spazio di manovra nell’affrontare nuove minacce recessive o improvvise crisi finanziarie. In questo senso il rallentamento dell’economia mondiale ed i timori di un aggravarsi della guerra commerciale porranno nuove sfide ai governatori che non potranno come nel 2009 tagliare in maniera sensibile i tassi, già molto bassi, al fine di rilanciare l’economia.

In questo senso alcuni economisti iniziano ad avanzare dubbi sull’efficacia delle tradizionali politiche monetarie, mettendo in forte dubbio il dogma secondo cui le banche centrali hanno sempre gli strumenti per stimolare l’economia o per frenarla qualora sia necessario, e si fanno largo idee nuove come la Teoria Monetaria Moderna (MMT) in cui si parla apertamente della necessità degli Stati di operare in forte deficit di bilancio al fine di stimolare la domanda interna.

Alcuni fattori fanno presagire che difficilmente assisteremo nel prossimo futuro ad una svolta nella dinamica dei tassi d’interesse. L’economia mondiale cresce molto lentamente, innovazione tecnologica e forza lavoro disponibile a salari sempre più bassi impediscono le pressioni inflazionistiche e l’aumento dell’età media nelle nazioni più ricche favorisce un naturale ma non per questo benefico eccesso di risparmio. Per questo motivo è lecito aspettarsi che i rendimenti a cui eravamo abituati qualche anno fa non solo rimarranno un ricordo, ma probabilmente potranno ulteriormente abbassarsi.

Claudio Freschi

You may also like

2 comments

Corrado 28 Luglio 2019 - 11:13

In poche, chiari semplici parole hai spigato molto bene lo stato economico odierno e futuro.

Reply
Gianluca Mas 31 Luglio 2019 - 7:11

Volevo rifinanziare il mio prestito con Intesa San Paolo oppure trasformato in mutuo ma me l’hanno negato Perché passi Sarebbero troppo sfavorevoli per loro non ci guadagnerebbero nulla . vergogna Sanpaolo!

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati