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Trapani: niente più sussidi pubblici, e Ryanair molla l’aeroporto

by Filippo Burla
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Trapani, 3 mar – Come si mantiene Ryanair? Con sussidi pubblici. E quando questi rischiano di esaurirsi, si arriva alle minacce. Succede all’aeroporto Birgi di Trapani, base operativa del vettore irlandese fino a ottobre 2017, quando fu chiusa in virtù del mancato rinnovo dell’accordo di comarketing con Airgest, società di gestione dello scalo intitolato al senatore Vincenzo Florio.
In questi giorni Ryanair ha calato un nuovo colpo: i tre aerei di stanza a Trapani verranno dirottati su altri scali e all’aeroporto siciliano resteranno solo quattro rotte (Baden Baden, Bergamo, Francoforte e Praga) mentre altre 18 – da Bologna a Torino, passando per Parma e Pisa – saranno cancellate. Risultato: oltre un milione di passeggeri in meno, quasi 800 posti di lavoro a rischio e una stagione turistica estiva per l’intera Sicilia occidentale praticamente compromessa.

trapani aereo ryanair

Un aereo Ryanair in sosta al “Vincenzo Florio” di Trapani


Il motivo dell’abbandono di Birgi è un contenzioso sul bando per la promozione delle rotte, vinto da Ryanair ma sul quale il Tar di Palermo ha accolto il ricorso presentato da Alitalia. Bando sospeso, finanziamenti finiti e gli aerei virano altrove. Ma con la promessa di tornare nel 2019, se qualcosa dovesse sbloccarsi. In altre parole: riaprite i cordoni della borsa dei soldi pubblici, altrimenti lasceremo Trapani al suo destino.
Soldi pubblici, proprio così. La cosiddetta “promozione delle rotte” questo è: gli enti locali pagano Ryanair perché faccia base a Trapani, uso comune in tutta Italia (e non solo) anche se mascherata dal termine “comarketing” come se fosse uno scambio di reciproca utilità. O meglio: come dovrebbe essere in una normale dinamica commerciale. Peccato che la compagnia abbia molto più potere contrattuale di chiunque altro, visto che dalle sue scelte può dipendere l’esistenza o meno di un aeroporto e di tutto l’indotto che vi ruota attorno.
Una pratica scorretta e già denunciata lo scorso anno dall’amministrazione comunale: “A fronte degli ingenti oneri economici gravanti sugli enti territoriali sottoscrittori dell’accordo, non vi è alcuna certezza in ordine alle contropartite ottenute in termini di flussi turistici, e soprattutto non risulta prevista alcuna forma di corrispettività fra oneri e risultati”, aveva spiegato il commissario straordinario Francesco Messineo nel recedere dall’accordo, stipulato non con un soggetto operante nel settore della pubblicità ma con una compagnia aerea “che verosimilmente non include la attività di promozione pubblicitaria in favore di terzi nel suo statuto societario”. E quindi questi soldi devono per forza finire ad altro. Magari ad abbassare il prezzo dei biglietti, permettendo così a Ryanair di sbaragliare la concorrenza. Scaricando però il tutto sulle spalle del fisco.
Filippo Burla

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5 comments

Tony 3 Marzo 2018 - 11:47

…..gli ”80 euro” per ryanair….

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remo 3 Marzo 2018 - 11:05

mi ricordo qualche anno fa´…..cérauna piccola efficente compagnia che operava il corto raggio e collegava le isole enon solo, faceva anche merci, stranamente l´ALITALIA l´ha cancellata..ci sara´stato un motivo ???da una relazione di un personaggio altamente proffesionale , riconosceva in questa azienda un grande potere lavorativo e di sviluppoe conomico, sicuraente non era in buona vista al comapgno GOVERNO…..

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Medios 5 Marzo 2018 - 5:51

Sugli immigrati. La si può pensare come si vuole sugli immigrati, ma quello che hai detto, caro Eretico, è un po’ surreale. Forse se qualcuno glielo avesse chiesto e gli avesse fornito almeno una pala, si sarebbero anche messi a spalare la neve. Potremmo analogamente dire che non si è visto nessun italiano che prende qualche sussidio di disoccupazione o di cassa integrazione, mettersi a spalare la neve. Scusa se te lo dico, ma in questo caso a mio parere sei caduto un po’ in basso.

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Doris 6 Marzo 2018 - 7:58

Sugli immigrati. La si può pensare come si vuole sugli immigrati, ma quello che hai detto, caro Eretico, è un po’ surreale. Forse se qualcuno glielo avesse chiesto e gli avesse fornito almeno una pala, si sarebbero anche messi a spalare la neve. Potremmo analogamente dire che non si è visto nessun italiano che prende qualche sussidio di disoccupazione o di cassa integrazione, mettersi a spalare la neve. Scusa se te lo dico, ma in questo caso a mio parere sei caduto un po’ in basso.

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Enzo Mazzini 4 Giugno 2019 - 7:28

Una storia tutta italiana….. Si fanno scappare gli investitori stranieri

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