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Brexit, la Corte Suprema inglese ordina: “Voti il parlamento”

by Vittorio Sasso
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Regno UnitoLondra, 24 gen – La Corte Suprema inglese ha stabilito che il Parlamento deve votare sull’uscita del Regno Unito dall’Ue, il Brexit, questo significa che il Premier, Theresa May non potrà iniziare i colloqui con l’Unione Europea prima dell’approvazione delle Camere, sebbene questo fosse già ampiamente in programma prima della scadenza prevista del 31 marzo.
La stessa Corte ha però sentenziato che le assemblee di Scozia, Galles ed Irlanda del Nord non avranno alcuna possibilità di esprimersi in merito, quindi il possibile fronte politico del “No” all’uscita potrebbe avere meno possibilità di imporsi.

Il Governo inglese ha però fatto sapere in una nota che ha già il potere di intavolare i primi negoziati sull’articolo 50 del trattato di Lisbona senza aspettare la consultazione delle Camere, per accelerare i tempi del Brexit, ma nonostante la delusione per l’esito della votazione della Corte (8 favorevoli 3 contrari) farà tutto il necessario affinché questa decisione venga messa in atto.  L’avvocato generale Jeremy Wright ha infatti sottolineato che il verdetto non mette in discussione il referendum, e ha annunciato l’immediata presentazione alle Camere di una legge ad hoc per l’avvio alle procedure per il Brexit. Diverse le reazioni politiche: Gina Miller, una delle attiviste che ha sostenuto la necessità del voto del Parlamento, ha detto che il Brexit “è stata la discussione più divisiva di un’intera generazione” ma ha aggiunto che la sua vittoria “non riguarda la politica ma il metodo”; il leader laburista, Jeremy Corbyn, ha detto che “Il Partito Laburista rispetta il risultato del referendum e la volontà del popolo britannico e non intralcerà il processo sull’articolo 50”, mentre il leader dei liberal-democratici, Tim Farron, ha avvisato che farà in modo di fare pressioni per ottenere un secondo referendum sull’accordo finale raggiunto tra Ue e Regno Unito.

Come ampiamente previsto arriva la Corte Suprema a gelare gli animi dei pro Brexit, anche italici: il referendum inglese, infatti, implicava comunque una votazione da parte del Parlamento inglese per decidere in ultima analisi se restare o meno nell’Unione Europea.

Vittorio Sasso

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