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Conte ricompatta i giallofucsia con l’Agenda 2023 per le riforme. Ma i soldi non ci sono

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 10 dic – Il governo giallofucsia pare ricompattarsi attorno al premier Giuseppe Conte, che lancia l'”Agenda 2023“, il suo “cronoprogramma” che prende il posto di quel contratto che il M5S aveva sottoscritto con la Lega e voleva riproporre alla sinistra. Dopo aver accolto la richiesta da parte del Pd di una verifica dell’esecutivo a gennaio, il premier, intervistato dal Corriere della Sera, pur ammettendo che “c’è qualche segno di incertezza“, rilancia: “Le riforme strutturali che ci attendono richiedono gioco di squadra e massima determinazione a perseguire l’interesse generale. Inviterò tutti ad abbracciare questo spirito e pretenderò da tutti un chiaro impegno”. E’ l’avvertimento di Conte agli alleati di maggioranza.

Conte annuncia il programma di governo per arrivare al 2023 (ma con quali soldi?)

Sul fronte delle politiche economiche annuncia: “Dobbiamo lavorare per tagliare ancor più le tasse. Dobbiamo rilanciare il piano degli investimenti, con razionalizzazione delle risorse pubbliche, più efficace partenariato pubblico-privato, riduzione dei lacci burocratici, semplificazione del quadro normativo, sostegno alle piccole e medie imprese”. Un programma niente male. Ma quando gli chiedono con quali soldi, visto che i giallofucsia devono trovare “18 miliardi per sterilizzare l’Iva 2021”, il premier resta fumoso: “Se in 100 giorni abbiamo trovato risorse per 23 miliardi ed evitato un salasso di 540 euro di tasse a famiglia, in 365 giorni riusciremo a fare molto di più“. Un programma poco dettagliato, quanto meno. Se poi i soldi, come sempre, il governo intende trovarli con la lotta all’evasione, allora ecco che l’agenda di Conte appare più che altro un libro dei sogni. In assenza di misure di rilancio dell’economia, non ci sarà crescita e quindi non ci saranno soldi, neanche per le casse pubbliche. In questo quadro non abbassare le tasse – che è la prima cosa da fare per far ripartire il Paese – sarà di fatto impossibile. Altro che maratona delle riforme di cui parla Conte.

Di Maio: “Governo deve andare avanti”

Il dato politico comunque è che dopo giornate in cui la crisi di governo appariva molto vicina, visti i continui scontri sul Mes, sulla prescrizione e sulla manovra, ora i giallofucsia sembrano ricompattati (sempre grazie alla paura di tornare alle urne e perdere la poltrona). Il capo politico del M5S Luigi Di Maio è convinto che “il governo deve andare avanti su temi fondamentali come casa, sanità, lavoro. Penso sia doveroso stilare una lista di priorità andando a individuare le tempistiche per l’approvazione, vale a dire un cronoprogramma da gennaio, per portare avanti con trasparenza le cose che abbiamo promesso”.

Venerdì la direzione Pd

Intanto, è stata convocata per venerdì mattina la direzione nazionale del Pd al Nazareno. All’ordine del giorno la situazione politica e la valutazione sulle ipotesi di legge elettorale. In merito si registra l’insolita convergenza a favore di un proporzionale corretto tra i due Mattei, il leader leghista Salvini e quello di Italia Viva Renzi. Come è noto, proprio l’ex segretario del Pd nei giorni scorsi dava la caduta del governo al 50%. Parole che a quanto pare hanno dato la sveglia a Conte. Il premier, sul fronte della legge elettorale e dell’intesa Lega-Iv commenta: “Mi sorprenderebbe se la Lega dovesse abbandonare la preferenza per un sistema maggioritario. Sarebbe un segno di debolezza“.

Italia Viva vuole mettere il cappello sulle riforme di Conte

Cronoprogramma condiviso da gennaio, dunque. Sempre se Italia Viva non vorrà mettere il cappello sulle riforme annunciante dal premier, in modo tale da sfruttare il prolungamento della legislatura per farsi la campagna elettorale. “Bene l’apertura di Conte che accoglie la nostra richiesta di lavorare sullo sblocco dei 120 miliardi di euro sulle opere pubbliche – rivendica Ettore Rosato, il coordinatore di Iv – E se c’è una richiesta di confronto in maggioranza noi siamo disponibili. Naturalmente non per riti da prima repubblica ma per una rapida revisione dell’agenda che per noi vuol dire innanzitutto piano shock da 120 miliardi di investimenti e revisione dell’Irpef per abbassare la pressione fiscale”. “Piano shock”, dunque, come Renzi ha chiamato il suo progetto alternativo per il rilancio dell’economia. Staremo a vedere.

Adolfo Spezzaferro

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