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Coronavirus, Conte: “Picco non raggiunto, queste sono le settimane più rischiose”

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 16 mar – “Bisogna evitare in tutti i modi gli spostamenti non assolutamente necessari. È il momento dei sacrifici, delle scelte responsabili. Se continueremo a rimanere a casa evitando contatti a rischio, saremo più efficaci nel contenere il virus”, così il premier Giuseppe Conte, intervistato dal Corriere della Sera sull’emergenza coronavirus. “Gli scienziati ci dicono che non abbiamo ancora raggiunto il picco, queste sono le settimane più rischiose e ci vuole la massima precauzione – avverte Conte -. Non possiamo abbassare la guardia. È la sfida più importante degli ultimi decenni, per vincerla serve il contributo responsabile di 60 milioni di italiani”. Ancora un volta dunque, il premier si rivolge direttamente ai cittadini, chiedendo loro di essere responsabili e di attenersi ai provvedimenti varati per contenere i contagi.

“Non servono nuovi divieti. Bene chi chiude i parchi, lo stesso vale per le chiese”

In merito alla diffusione dei contagi e alla percentuale dei decessi sul territorio nazionale, Conte spiega: “Dobbiamo attendere qualche settimana per verificare i risultati delle nostre decisioni, ispirate alle indicazioni del comitato tecnico-scientifico. Per il resto non servono nuovi divieti, ora è importante rispettare scrupolosamente quelli che ci sono. Le attività motorie sono consentite, ma andare a correre tutti insieme è vietato. Bene hanno fatto i sindaci a chiudere i parchi e bene fanno i vigili a contrastare gli assembramenti. Questo purtroppo vale anche per le chiese. So che sto chiedendo tanto. Ma dobbiamo predisporci ad affrontare il picco del contagio ed è bene restare tutti a casa“.

La polemica con le Regioni

Il premier chiama alla responsabilità anche le parti politiche e gli enti locali. Insomma devono collaborare tutti con il governo per far rispettare restrizioni e divieti. Continuare ad “alimentare polemiche non è sterile, è folle”, sottolinea Conte. Un riferimento non solo all’opposizione ma anche a chi come il governatore lombardo Attilio Fontana è fortemente critico rispetto alla gestione dell’emergenza da parte del governo centrale. “L’organizzazione della sanità è in mano alle Regioni” e “non potendo, né volendo stravolgere il nostro assetto costituzionale, dobbiamo collaborare tutti insieme per rendere la risposta del sistema sanitario quanto più efficiente possibile”.

“Bertolaso? No non lo conosco ma è positivo che aiuti la Regione Lombardia”

Come è noto, Fontana ha chiamato in soccorso della sua regione Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile con poteri di Commissario straordinario ai tempi del terremoto in Abruzzo, per la costruzione di un ospedale nella Fiera di Milano. Come a dire a Palazzo Chigi che la gestione di Borrelli e del commissario Arcuri non è in grado di gestire l’emergenza in Lombardia. In merito Conte, incalzato dal Corriere, replica senza raccogliere la sfida: “Bertolaso non lo conosco di persona, ma giudico positivo che la Regione sia affiancata da una persona che conosce la macchina organizzativa della Protezione civile. Ne uscirà agevolato il dialogo con la centrale che opera a Roma, sotto la direzione di Borrelli e Arcuri”.

Sul rischio di un collasso del sistema sanitario al Sud il premier non si sbilancia

Anche quando gli chiedono se il Sud sarà in grado di reggere l’epidemia o se invece rischia il collasso del sistema sanitario, Conte risponde in modo generico e un po’ fumoso: “Anche gli scienziati più qualificati hanno difficoltà a fare previsioni troppo specifiche. Il nostro obiettivo è contenere o quantomeno rallentare la velocità di diffusione del virus, in modo da avere la possibilità di gestire l’emergenza in un tempo più dilatato, distribuendo una reazione efficace su tutto il territorio nazionale”.

I consueti annunci roboanti sulle misure economiche

Sul fronte dell’economia, il premier si affida ai suoi consueti annunci roboanti: “Stiamo rispondendo con un pacchetto di norme che consentiranno alla nostra economia di sostenere i costi imposti dall’emergenza. Siamo pronti, se sarà necessario, a intervenire di nuovo per il rilancio del Paese. Faremo il possibile affinché, anche nella stesura della legge di bilancio, l’Italia possa tornare a correre grazie agli investimenti, al taglio delle tasse, alla semplificazione e all’innovazione”. Anzi, stavolta Conte osa ancora di più, spingendosi ad affermare che “dopo il coronavirus nulla sarà più come prima. Dovremo sederci e riformulare le regole del commercio e del libero mercato“. Al di là dei proclami, il governo giallofucsia finora ha stanziato 25 miliardi (di cui 20 a debito) per l’emergenza. Troppo poco, secondo l’opposizione, con la Lega che chiede misure analoghe a quelle tedesche – 550 miliardi per i crediti alle imprese. Conte però assicura che “le garanzie previste nel nuovo decreto legge attivano flussi di finanziamenti che, in rapporto al Pil, sono analoghi a quelli della Germania“.

“Alla Ue chiederemo un coordinamento europeo dell’emergenza”

Infine, sul fronte dell’Unione europea, il premier anticipa che nella videoconferenza di oggi con gli altri leader del G7 chiederà “un coordinamento europeo delle misure di ordine sanitario ed economico. È il momento delle scelte coraggiose e l’Italia può offrire un contributo significativo, come Paese che per primo in Europa ha conosciuto una così ampia diffusione del virus”.

Adolfo Spezzaferro

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