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Cosa dobbiamo aspettarci dopo la decadenza?

by La Redazione
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Silvio Berlusconi lascia l' Ospedale San RaffaeleRoma, 28 nov – L’unico che può fare davvero festa è Salvatore Di Giacomo, il primo dei non eletti in Molise, che renderà grazie a Silvio Berlusconi entrando al Senato al suo posto e piazzandosi nelle file degli alfaniani. È una delle conseguenze collaterali del voto di Palazzo Madama per la decadenza del Cavaliere, in applicazione della cosiddetta “legge Severino”, in seguito alla condanna in via definitiva di Berlusconi a 4 anni di reclusione per evasione fiscale nell’ambito del processo Mediaset (tre anni sono stati “scontati” grazie all’indulto del 2006) pronunciata dalla Cassazione il primo agosto scorso.

E ora che cosa accadrà a Berlusconi? Per l’immediato niente carcere. C’è il nodo dell’assegnazione ai servizi sociali, ma il giudice di sorveglianza non deciderà prima della prossima primavera. Fino a quel momento il Cav è un uomo libero. Di sicuro non potrà più candidarsi per almeno sei anni. La situazione potrebbe però precipitare con una nuova condanna e l’annullamento dell’indulto, in totale gli anni di condanna salirebbero a 11. Quattro anni per la vicenda Mediaset più sette anni per il caso Ruby, da scontare con tutta probabilità ai domiciliari.

Malgrado i toni enfatici dei berluscones, Piazzale Loreto non c’entra nulla, per la fine che ha fatto il vinto e per la statura del vinto stesso, ma l’uscita di scena dalla vita parlamentare di Berlusconi è comunque avvenuta nel modo peggiore possibile. Nell’immediato è la peggiore per il Cavaliere, tra un po’ si rivelerà la peggiore anche per la sinistra. Qualsiasi cosa si dica o si faccia, infatti, l’impressione di un avversario politico virtualmente imbattibile per via elettorale e fatto fuori per via giudiziaria si impone su ogni altro ragionamento. Il Pd non ha mai saputo battere il Cavaliere perché non l’ha mai capito e non capendo lui non ha compreso il Paese. Ha così delegato il suo compito ai giudici. La sudditanza della politica alle toghe è un argomento reale, non una boutade di Emilio Fede.

Dal canto suo, Berlusconi dovrebbe riflettere su cosa abbia oggettivamente fatto per evitare di arrivare sin qui. Una reale riforma della giustizia annunciata e mai compiuta, una ricattabilità politica e personale, l’allergia per la formazione di ogni vera classe dirigente, la tendenza insopprimibile a circondarsi di una claque di personaggi incommentabili, l’arrendevolezza di fronte ai golpi incrociati che lo hanno fatto fuori, una generale insipienza politica al di là del gusto per gli slogan e i motti di spirito – Berlusconi sta scontando anche tutto questo.

Dopo e oltre la decadenza, restano solo macerie su cui ricostruire politica reale. Letta ha già detto chiaramente che adesso ha le mani più libere per fare le riforme. Il che, tradotto, significa un misto di galleggiamento inconcludente e macelleria sociale. Senza più argini.

 

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