Roma, 20 mar – Dopo la manifestazione di sabato indetta dalla sinistra in favore delle cosiddette “famiglie arcobaleno”, si accende il dibattito politicamente sui figli nati da coppie dello stesso sesso, e di conseguenza sulla pratica dell‘utero in affitto che il governo vorrebbe rendere un reato universale, cioè perseguibile anche se commesso all’estero.
Rampelli (FdI) contro l’utero in affitto: «Scelta egoistica»
Ad aprire le danze è il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli il quale durante il programma In onda su La 7 ha affermato: «Se due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, e cioè l’iscrizione all’anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l’hanno fatta fuori dai confini nazionali». Dichiarazioni che hanno fatto scatenare le polemiche delle opposizioni, con l’europarlamentare del Partito Democratico Pina Picierno che è partita all’attacco: «Una frase cattiva, non soltanto nei confronti delle coppie che scelgono di accogliere con amore un figlio, ma soprattutto nei confronti dei figli stessi, che nemmeno possono difendersi da questa violenza. Si spacciano per politici degni del governo del Paese». Rampelli non ha abbassato i toni è ha rilanciato sui social con un post dedicato alla festa del papà: «Auguri a tutti i papà consapevoli di non poterlo essere senza una mamma. Affermazione tutt’altro che banale di questi tempi perché c’è chi ha scambiato le persone per oggetti o animali o specie arboree e i bambini per puffi, a proposito di peluche»; e inserendo l’utero in affitto nel novero delle «scelte egoistiche».
Vendola si sente San Giuseppe a dà dell’Erode al ministro Sangiuliano
In una sorta di botta e risposta a distanza, l’ex presidente della Puglia Nicola Vendola ha criticato la festa del papà perché sarebbe usata «per fare polemica contro le famiglie arcobaleno, per dire che ci sono dei papà di serie A e dei papà di serie B», per poi lanciarsi in più che discutibili dissertazioni teologiche: «È curioso ricordare che oggi è San Giuseppe, che è il simbolo, è l’icona della paternità. Peccato che San Giuseppe non fosse il papà biologico di suo figlio, fosse un papà sociale, un papà d’anima, un papà spirituale. Io non so se San Giuseppe è tra i riferimenti del cristianesimo esibito della destra, vedendo le polemiche attuali direi che è più Erode un riferimento per questa destra, magari lo chiedano al ministro Sangiuliano».
Lo scontro tra il ministro Rocella e Lucia Annunziata
Dai toni particolarmente accessi è stato anche il dibattito tra il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella e la giornalista Lucia Annunziata durante la trasmissione di Rai 3 Mezzo’ora in più. Per il ministro la maternità surrogata aprirebbe a un «mercato di bambini», ricordando come «in Italia è vietata non solo la maternità surrogata ma anche la sua propaganda», per poi elencare i costi economici e morali di questa pratica: «Una maternità surrogata costa circa 100mila euro e alle donne arrivano circa 15-20mila euro. Con l’adozione noi rimediamo a un danno, con la maternità surrogata invece ne programmiamo uno». Quindi non si tratterebbe di un «fronte del progresso», quanto semmai di «forme di mercificazione e schiavitù del corpo femminile». Anche sul punto più prettamente politico, ovvero sul riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali, ha spiegato come questo sia un falso problema dal momento che «non esiste una negazione dei diritti dei bambini, tutti in Italia hanno gli stessi diritti. Il problema è che queste coppie spesso, quando tornano in Italia, non accettano il riconoscimento del padre biologico e chiedono di essere iscritti all’anagrafe entrambe». Cosa che però ha indispettito la giornalista, che ha incalzato il ministro: «Questo si può fare senza surrettiziamente, mi perdoni, senza chiudere in Commissione del Senato le politiche europee per poi bloccare la trascrizione dei certificati di nascita dei figli già nati»; per poi esplodere in un «prendetevi la responsabilità di farle queste leggi, cazzo!».
Mulè (Fi): «Ripartiamo dal ddl Zan»
Sulla questione è intervenuto anche il deputato di Forza Italia Giorgio Mulè con un’intervista al Corriere della sera. Nonostante una netta chiusura all’utero in affitto, Mulè si è dimostrato più possibilista su altri aspetti come l’adozione da parte di coppie gay e rispolverando addirittura il ddl Zan. Se da una parte afferma che «i figli di madri surrogate sono figli di un delitto contro le donne», dall’altra esorta a ricominciare dal ddl Zan: «Il ddl Zan è stato affossato perché si basava su presupposti ideologici»; per poi aggiungere: «Riprendiamolo, modifichiamolo. Inseriamo la tutela dei diritti dei bambini nati da precedenti relazioni». Insomma, la maggioranza sembra tenere duro sulla contrarietà alla maternità surrogata, rilanciando con una proposta di legge che la renderebbe reato universale quindi perseguibile anche se compiuto all’estero e di conseguenza mettendo un ulteriore ostacolo al riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali che si sono rivolte a queste pratica. Ma le aperture al ddl Zan mostrano come la partita non sia affatto conclusa. Anzi, la volontà della sinistra di spostare ancora più in avanti l’asticella potrebbe nascondere una precisa strategia: rendere accettabile quello che non lo era appena un anno fa, ovvero quella norma liberticida chiamata ddl Zan.
Michele Iozzino
2 comments
Zanzan… Va all’inferno
[…] La destra vorrebbe rendere l’utero in affitto reato universale, ma intanto… […]