Prato, 9 set – Il teatrino delle miserie umane della sinistra italiana si riempie costantemente di nuovi disgraziati figuranti, impegnati in maniera incessante a mettere in scena l’esibizione della loro pochezza. Sovente tali esibizioni non meriterebbero la ben che minima attenzione, specialmente quando si tratta di personaggi insignificanti come tal Diego Blasi, membro pratese di Sinistra Ecologia e Libertà, e fondatore di un club di onanismo “intellettuale” di gruppo chiamato LeftLab, attivo a Prato. Ma ogni tanto è bene perdere un minuto e raccontare le cronache di questo teatro, per capirne la meschinità.
Succede che a Prato, in occasione dell’anniversario di una tra le più efferate stragi partigiane (noto come “eccidio del Castello dell’Imperatore”), nel silenzio completo che, con pochissime eccezioni, è stato fatto cadere e regna tutt’oggi sulla vicenda, la sezione cittadina di CasaPound e una locale associazione culturale “Etruria 14” si sono premurate di rendere omaggio a chi fu barbaramente ucciso in quel 7 Settembre 1944. Alcuni membri delle due associazioni hanno deposto una corona d’alloro commemorativa, nel luogo dove 45 anni fa un numero imprecisato di civili (tra cui qualche fascista) e forze dell’ordine, furono trucidati per mano di una banda di partigiani comandati da Marcello Tofani, detto “Tantana”, criminale conclamato, condannato a svariati anni di carcere. L’eccidio fu particolarmente efferato, e fu occasione anche di regolamento di conti che poco aveva a che fare con la guerra o la politica. Insomma, un’azione tipica del modus operandi partigiano, di cui le cronache italiane sono purtroppo piene.
Ebbene, quel teatrino delle miserie non si ferma nemmeno di fronte al silenzio composto del raccoglimento e del dolore. È proprio l’associazione LeftLab a far sapere che, secondo loro “è inaccettabile che in una città medaglia d’argento al valore della Resistenza si possa assistere a queste scene aberranti”. Scene aberranti, dicono. Ed è proprio il tal Blasi a dichiarare che occorre “togliere subito quello schifo di corona”.
Insomma non è pensabile commemorare i morti se non si ha il patentino da “sinceri democratici” come loro, ma soprattutto non è pensabile commemorare quei morti, pur completamente innocenti, ammazzati dai “sinceri democratici” come loro. Dalle foibe alle stragi partigiane, dai calci sui carri funebri all’esaltazione degli eccidi, il copione del teatrino è sempre il solito: sputare sui morti, vietarne la memoria.
Pratica che, spulciando la pagina facebook di questi osceni figuranti tipo Blasi, pare piaccia molto: lui stesso che infatti ci fa sapere di apprezzare molto chi canta “10, 100, 1000 Acca Larentia”, di felicitarsi per la dipartita di Teodoro Buontempo, e di ricordare il 28 Aprile a modo suo.
Speriamo che il sipario cada presto su questo teatrino e sulle sue comparse.
Simone Ricci
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