L’ex numero uno del Pirellone, in solido con Pierangelo Daccò – uomo d’affari legato a Comunione e Liberazione – e l’ex assessore Antonio Simone, è stato condannato a versare una provvisionale complessiva alla regione Lombardia di 3 milioni di euro. Come se non bastasse, il Tribunale di Milano ha altresì disposto la confisca di 6,6 milioni di euro, tra cui il 50% della proprietà di una villa in Sardegna il cui acquisto era stato uno dei punti dell’inchiesta. Formigoni è stato invece prosciolto dal capo di imputazione di associazione per delinquere. I pm in origine avevano richiesto nove anni di reclusione.
Le condanne hanno colpito anche i collettori delle tangenti: il faccendiere Pierangelo Daccò che dovrà scontare nove anni e due mesi e l’ex assessore regionale Antonio Simone, otto anni e otto mesi. Condannati inoltre l’ex direttore amministrativo della clinica Maugeri, Costantino Passerino, a 7 anni, e l’imprenditore Carlo Farina, a 3 anni e 4 mesi.
Secondo i pm, Formigoni apparteneva ad un sistema corruttivo che ha portato a sottrarre “milioni di euro pubblici finiti in una percentuale del 25 per cento nelle tasche di Daccò e Simone per finanziare i sollazzi di Formigoni, dei suoi familiari e dei suoi amici“. E’ stato questo uno dei passaggi più duri delle repliche della pm Laura Pedio. “Per dieci anni – ha sostenuto ancora Pedio – non ha speso un euro dei suoi soldi“, utilizzando contante ottenuto da Daccò e Simone in tagli da 500 euro e facendo vacanze faraoniche e viaggi in barca. Dal 2002 al 2012 il conto bancario di Formigoni è stato silente”, nel senso che non è uscito un euro. E lui in cambio, sempre secondo l’accusa, avrebbe favorito la Maugeri e il San Raffaele con atti di giunta garantendogli rimborsi indebiti.
Giuseppe Maneggio
1 commento
Politica?
Solo sporchi affari!
Che squallore.