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Grillo grida alla censura, ma il discorso della Raggi sull’Europa è filo-Ue

by Emmanuel Raffaele
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Raggi Unione Europea Campidoglio blog GrilloRoma, 26 mar – Europa si o Europa no? Il Movimento Cinque Stelle conferma di avere le idee un po’ confuse sul tema. O meglio, di avere le idee molto chiare, giocando però a più riprese a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte per guadagnare qualche elettore in più. A testimoniarlo – dopo le innumerevoli chiacchiere elettorali che avevano fatto passare il M5S per una forza anti-Ue, dopo l’invocazione di un referendum per uscire dall’Euro, dopo la giravolta tentata e miseramente fallita in Parlamento europeo – sono, questa volta, le parole del sindaco di Roma Virginia Raggi che, tornata dalla settimana bianca (prescrizione del suo medico personale pare), ha partecipato alla cerimonia in Campidoglio svoltasi in occasione del sessantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma con i quali nacque l’Unione Europea.

Parole che sarebbero passate inosservate come i saluti di circostanza visti in troppe occasioni, se Beppe Grillo, dal suo blog, non avesse gridato alla censura: “hanno preferito mandare la pubblicità”, ha accusato sul suo profilo Facebook e, del resto, anche sul blog il testo integrale del discorso della Raggi è introdotto dalla premessa “censurato dal Tg1”. Che cosa ci fosse di tanto preoccupante da censurare, però, resta un mistero, dal momento che, a parte l’invocazione – una frasetta gettata lì prima delle conclusioni – ad apportare alcune modifiche al funzionamento dell’Ue (in primis alla Convenzione di Dublino, quella che vincola il diritto d’asilo al paese d’arrivo del richiedente e che già molti paesi applicano a piacimento) ed aggiungervi più strumenti di democrazia diretta, le parole del primo cittadino di Roma sprizzano europeismo da tutti i pori.

“L’unione può essere maggiore della somma delle sue parti. Questo concetto è alla base della cultura europea, all’interno della quale le diversità trovano valorizzazione nel rispetto delle identità nazionali”. Parole chiare che, a parte la frase di circostanza sul rispetto delle identità nazionali, chiedono a gran voce più unità e, dunque, meno sovranità, non certo una revisione del concetto di Europa: nient’altro può significare il riferimento ad essere più “della somma delle sue parti”, con le identità nazionali così apparentemente relegate ad una funzione più simbolica che politica e con un ruolo più passivo che attivo. E’, in breve, l’apertura verso l’idea federalista che sembra affacciarsi con discrezione sul movimento grillino; e lo confermano i richiami della Raggi ai cosiddetti padri fondatori dell’Ue, “Adenauer, De Gasperi, Monnet, Spinelli”. Proprio quell’Altiero Spinelli che, fra gli altri, sognava gli Stati Uniti d’Europa: “Questa è l’Europa, quella solidale dei popoli, che nel lontano 1957 si immaginava e che in parte abbiamo avuto in eredità tutti noi. Una eredità gioiosa e impegnativa da proseguire”. E’ quella eredità che il Movimento Cinque Stelle, passati i tempi incendiari ed anti-europei, si impegna a seguire ora che punta ad essere forza di governo anche a livello nazionale.

“Questa Europa non poteva realizzarsi in un giorno. Dobbiamo realizzarla noi, dobbiamo realizzare una comunità solidale. Stare insieme richiede impegno, soprattutto dopo anni segnati da una violenta crisi finanziaria che ha messo a nudo errori”. E ancora, in un discorso in cui mai viene fuori la parola “sovranità”, Raggi aggiunge: “La nostra generazione è chiamata a portare avanti quel sogno di Europa, ritornando allo spirito di quegli anni che oggi non c’è più e va recuperato”. L’obiettivo dei Cinque Stelle, dunque, è realizzare quell’idea, stare insieme sempre e comunque in questa Europa, che mai viene messa in discussione a livello strutturale o politico dal sindaco della capitale e che, anzi, ricorda lo “spirito rivoluzionario, cita papa Francesco (che, alla vigilia della visita pastorale a Milano aveva parlato contro i populismi che creano divisioni) e avverte: “sono presenti forze di coesione e di disgregazione”. E’ evidente, ormai, che i grillini hanno fatto l’ennesimo salto della quaglia e preferiscono presentarsi anche loro appunto come forza di “coesione” contro quei populismi dai quali lo stesso Grillo ha più volte messo in guardia, presentando il movimento come una sorta di parafulmine. Un invito alla coesione che lascia il tempo che trova dal momento che, nei fatti, non significa certo coesione reale tra i popoli europei ma soltanto una cosa: nel Movimento Cinque Stelle la sovranità nazionale non è (più?) una priorità.

Emmanuel Raffaele

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1 commento

Anonimo 26 Marzo 2017 - 9:57

Lo sapete vero che il M5S non ha mai proposto un referendum per uscire dall’UE ma solo un referendum consultivo sulla permanenza nella moneta unica (euro)? No così, tanto per fare un po’ di corretta informazione

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