Roma, 2 feb – Sulla gestione dei flussi migratori e degli sbarchi in Italia, ci mancava solo il diktat de Consiglio d’Europa.
Decreto Piantedosi, l’assurda richiesta del Consiglio d’Europa
“Il governo italiano deve considerare la possibilità di ritirare il decreto legge” sulle Ong, altrimenti dovrebbe adottare durante il dibattito parlamentare tutte le modifiche necessarie “per assicurare che il testo sia pienamente conforme agli obblighi del Paese in materia di diritti umani e di diritto internazionale”. È quanto chiesto da Dunja Mijatovic, commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, in una lettera inviata direttamente al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il 26 gennaio scorso.
Inoltre, secondo il commissario per i Diritti umani, “il decreto e la pratica di assegnare porti lontani per lo sbarco delle persone soccorse in mare rischiano di privare le persone in difficoltà dell’assistenza salvavita delle Ong sulla rotta migratoria più mortale del Mediterraneo”. Dunque Mijatovic ribadisce il suo invito alle autorità italiane a sospendere anche la cooperazione con il governo libico sulle intercettazioni in mare. Della serie: fate sbarcare gli immigrati trasportati dalle navi Ong senza battere ciglio e non azzardatevi a mettere i bastoni tra le ruote. E dire che il decreto Piantedosi è sin troppo blando, come fatto notare su questo giornale in apposito pezzo: Caro Piantedosi, non serve un “codice di condotta”, serve fermare le Ong
La replica del governo
Alla Mijatovic ha replicato Palazzo Chigi. “A differenza di quanto asserito le nuove disposizioni non impediscono alle Ong di effettuare più interventi di salvataggio, né le obbligano, men che meno, a ignorare eventuali richieste d’aiuto se hanno già preso a bordo altre persone”, scrive il governo. “Ciò che la nuova norma intende evitare è piuttosto la sistematica attività di recupero dei migranti nelle acque antistanti le coste libiche e tunisine al fine di condurli esclusivamente in Italia, senza alcuna forma di coordinamento”. E ancora, si specifica: “Tale condotta, diffusa tra le Ong, si pone al di fuori di quanto previsto dalle convenzioni internazionali sul soccorso in mare”. Il governo sottolinea poi che assegnare porti sicuri nel centro e nel nord Italia, è un modo per redistribuire tra le regioni gli oneri organizzativi e logistici legati alla gestione degli sbarchi, per alleggerire così il peso su Sicilia e Calabria. “Privo di fondamento appare inoltre il timore che quanto contenuto nella nuova norma sulla necessità che le navi ‘siano in possesso dei requisiti d’idoneità tecnico-nauticà possa determinare la necessità di lunghi e ripetuti controlli che le allontanino per lungo tempo dall’attività di ricerca e soccorso”, scrive ancora Palazzo Chigi.
Alessandro Della Guglia
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